Nizioleti

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A Venezia, per indicare i nomi delle calli e dei campi non si usano le targe come nelle altre città poichè chiaramente non cònsone alla prospettiva stessa sia delle abitazioni che dei palazzi. Le denominazioni vengono perciò scritte sui muri delle case e dei palazzi adottando un fondo bianco sul quale si scrivono le lettere in nero. Questi sono i Nizioleti, cioè piccole lenzuola, infatti lenzuolo in veneziano si dice niziolo.


Sono dei riquadri rettangolari in malta, tinteggiati in bianco (originariamente in calcina) con una cornice dipinta in nero, con pennello a mano libera con l'aiuto di un asse di legno.

I caratteri sono dipinti con l'aiuto di forme di latta (dime) in cui sono sagomate le lettere dell'alfabeto e l'abile dipintore sa disporli ad occhio in modo da centrare le scritte e riempire simmetricamente il ninzioleto.

L'uso dei nizioleti o ninsioleti è stato adottato durante la dominazione austriaca.


Prima, sotto la Serenissima, non c'erano e le denominazioni stradali erano patrimonio della gente che abitava in quella contrada. Infatti i vari nomi di calli e campielli, per la maggior parte, veniva dato dalla presenza di una famiglia o di una attività lavorativa o cose simili. Poi, vista la comodità, tale uso è rimasto.

ruga oresi
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Tra le denominazioni è significativo il ricorrere dei mestieri più popolari o più legati alle tradizioni locali quali Remer, fabbricante di remi, Squero, piccolo cantiere, Barcaroli, Pescheria, Fontego, fondaco deposito, Chiovere, grandi spazi liberi per l'asciugatura di panni tinti o lavati, Spezier, speziale, Forner, fornaio, Pistor, panettiere, Scaleter, pasticcere, Pestrin, lattaio, Frutarol, Botteri, bottai, Malvasia, rivendita di vino greco, molto apprezzato, soprattutto nella versione dolce.

Oppure sono in riferimento ad un capitello, una croce; sono numerose le ripetizioni di della Madonna, del Cristo o del Capitelo.
Tenace nel conservare una toponomastica rieducativa, dai forti echi di epoca Serenissima, la viabilità cittadina testimonia ormai solo così, nell'attuale ripetersi ossessivo di botteghe di molesta serietà turistica, il suo grande patrimonio di vitalità artigiana.

Anche Piazza San Marco ha il suo nisioleto, scritto sullo spazio tra il portico ed il primo piano della Procuratie Vecchie, in prossimità della Torre dell'Orologio, consumato dal tempo ed eroso dalla salsedine, ma credo sia la cosa meno visibile e meno di rilievo in tutta la Piazza.

Viene specificato, nelle autorizzazioni edilizie che interessano l'intonaco esterno, e nel caso in cui il nisioleto venga rimosso o sia particolarmente degradato, che i nizioleti vengano ripristinati una volta terminati i lavori.

Questa buona regola viene però spesso non rispettata e numerosi nizioleti spariscono una volta per tutte dalla memoria storica dei cittadini.

naransaria
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Uno di questi casi è la Calle dell'Ufficio della Seta, a fianco della Chiesa di San Giovanni Grisostomo a Cannaregio, dove, dopo i lavori di rifacimento dell'intonaco, nessuna scritta è riapparsa una volta tolta l'impalcatura.


Marco Polo, che tra i primi trafficavano con la seta d'oriente e abitava da queste parti, si rigira nella tomba.

Una fortunata proposta editoriale ha riportato interesse sull'utilizzo dei nisioleti, specificando, uno per pagina con dei fumetti, come la denominazione di un posto abbia avuto origine. Il primo volume, introvabile in qualsiasi libreria, è stato ripubblicato, in seconda edizione, nel 1994, assieme ai due che l'avevano succeduto, rispettivamente in prima edizione nel 1996 e 2002, ai quali si è aggiunto un quarto di nuova edizione nel 2012.

Le insegne toponomastiche a Venezia sono del tutto particolari. Sono chiamate "nizioleti" (pronuncia "nisioleti"), cioè "piccole lenzuola" (il lenzuolo infatti si dice in veneziano "niziolo").