Notturno dei '40

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Sotto una pioggia incessante, alle 2.35, Geremia stazionava sul pontile del Tronchetto in attesa del notturno dei '40.

Ai tre quarti si imbarcò.

L'afa rendeva l'aria pesantissima e irrespirabile e quella pioggia non sembrava poter migliorare più di tanto la situazione. Già da qualche giorno le temperature rimanevano stabili sopra i 30 gradi e tutti i metereologi si erano affrettati a definirla come l'estate più calda degli ultimi vent'anni. Geremia si diresse verso poppa e prese posto all'esterno.

Si sedette e incurante dei divieti, sfilò una sigaretta dal pacchetto di Lucky Strike che teneva nella tasca dei jeans e se la accese.

Era diretto a Rialto dove sarebbe dovuto arrivare alle 3.04. A P.le Roma salirono tre ragazzi che avevano l'aria di aver bevuto un pò troppo, gli stessi insieme alle quattro uniche altre persone imbarcate scesero alla Ferrovia, Geremia rimase così l'unico passeggero a bordo.

D'un tratto sentì una voce alla sua destra, non capì bene le parole, ma si voltò di scatto convinto che fino ad un attimo prima non ci fosse stato nessuno. Un tizio sulla settantina con una folta barba bianca gli era seduto accanto.

-Le dà fastidio se fumo?- chiese Geremia immaginando che il vecchio avesse borbottato qualcosa in direzione della sua sigaretta.

-Che domande fai, giovanotto? Non é il fastidio sono le regole, le regole vengono scritte per essere rispettate, ma a te non importa più di tanto, vero piccolo idiota...non lo sai leggere il cartello eh?! -

Geremia aveva ascoltato mezza frase e per di più distrattamente, si stava ancora chiedendo da dove diavolo fosse spuntato quel tizio che fino ad un attimo prima non c'era. -E mi dà fastidio la tua indifferenza, sei uno stupido menefreghista che non ascolta neanche quello che dico e che non ha la minima idea del guaio in cui si é cacciato!-

Nel dire questo, il vecchio tirò fuori da uno zaino che teneva fra i piedi, un lungo coltello e cominciò a tastarne il filo della lama con il polpastrello del pollice della mano sinistra.

-Per non parlare dell'ignoranza...odio la gente ignorante, non sarai mica anche uno sporco ignorante eh?!- continuò il vecchio puntando la lama in direzione di Geremia. Il vento si alzò più violento, la pioggia trovò appiglio sui corpi dei due rendendoli fradici e Geremia gettò la sigaretta in canale.

Poi restò immobile ad osservare i movimenti di quello che capì essere un pazzo.

Dopo quell'attimo di smarrimento, si alzò nel vano tentativo di rientrare all'interno.

Il vecchio si protese verso di lui e gli sferrò una prima pugnalata all'avambraccio destro.

Il colpo lo colse di sorpresa, non aveva pensato che quel pazzo potesse arrivare a tanto. Il sangue iniziò a sgorgare caldo e copioso fino a raggiungere terra.

In un misto di rabbia e terrore tentò di colpirlo con un calcio, ma non fu abbastanza rapido e la seconda pugnalata lo raggiunse, per fortuna non in profondità, a un polpaccio. Per un attimo riuscì a divincolarsi e, pur dolorante, con uno scatto aprì le porte e urlando si diresse all'interno e di lì verso la cabina.

L'ultimo "AIUTO! " gli si strozzò in gola quando, giunto all'interno della cabina, si accorse che a guidare il mezzo non c'era nessuno.

Il vaporetto cominciò a muoversi pericolosamente in balia delle onde.

La pioggia aveva aumentato d'intensità, ma questo particolare non sembrò interessargli più di tanto. D'istinto si voltò indietro.

Il vecchio lo aveva seguito ma senza affrettarsi, sul suo viso scorse un ghigno beffardo. Geremia, immobile, lo guardò avvicinarsi, il sudore freddo sulla fronte si mescolava alle gocce di pioggia.

Lo osservò un'ultima volta, fissò la barba bianca. Per un attimo gli sembrò che assomigliasse a qualcuno di sua conoscenza, ma non c'era più tempo per pensare a chi.

Scavalcò il bordo e si gettò nelle acque nere, in quella notte d'estate.

Proprio nell'istante in cui si sentì andare a fondo qualcuno cominciò a battergli più volte con la mano sulla spalla, quel tizio parlava ma Geremia era troppo confuso per riuscire a decifrare le parole.

Aprì gli occhi di soprassalto, inizialmente la vista rimase annebbiata, poi cominciò a mettere a fuoco. Era un ragazzo, non doveva avere più di vent'anni, notò un piercing sul labbro inferiore, lo fissava con un timido sorriso.

-Signore- disse -siamo al Lido, fine corsa...end of journey.- Geremia si alzò, dapprima non capì poi annuì con un cenno del capo, sbadigliò profondamente e si diresse verso il pontile.

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Testo basato sull'originale di
matteo matteuzzi