Campo San Zan Degola'

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Campo San Zan Degolà è un piccolo campo nel Sestiere di Santa Croce, non molto distante dalla Ferrovia, ma dall'altra parte del Canal Grande.

Sul campo, bagnato appunto dal Rio di San Zan Degolà si affaccia l'antica Chiesa di San Zan Degolà, San Giovanni Decollato del XII, XIII secolo.
La prima sensazione che suscita questo campo è quella di luogo appartato, solitario, quasi segreto. Per questa sua atmosfera è uno dei campi meno noti del Sestiere di Santa Croce.
Il campo risulta isolato verso il Canal Grande in mezzo tra i territori delle parrocchie di San Simeon Grande, San Giacomo dall'Orio e San Stae. I confini erano ben definiti da due rii: Rio Terà San Biasio, che risulta ridotto in piscina nel 1349, e dal Rio San Johannis Decollati, rio che nel suo proseguo bagna il Campo San Giacomo dell'Orio. Il campo era anche toccato da un'ampia piscina che esisteva fin dal 1351, ora diventata la Salizada del Fontego dei Turchi.

Circondato da questi rii, erano modestissime le comunicazioni con le parrocchie confinanti, per questo motivo questo nucleo abitativo erra sostanzialmente dipendente dal centro importante di San Giacomo dell'Orio.

Se chiedete ad un veneziano dove si trovi il Campo di San Giovanni Decollato è probabile che non ve lo sappia dire perchè, in realtà, a Venezia è a tutti noto nella terminologia dialettale come Campo e Chiesa de San Zan Degolà.
Il campo ha mantenuto, nel tempo, le stesse caratteristiche del passato. L'unico grande cambiamento è stato il campanile, ben visibile nella pianta di Jacopo de Barbari del 1500, che era situato al centro del campo, in cotto, a base quadrata e cuspidato. L'odierno campanile risale al 1700 e sostituisce l'antico manufatto del XIII secolo, che, come dicevano, si ergeva al centro del campo. Ora è ancorato alla zona absidale, ma è un semplice, basso e tozzo campanile che si innalza solo per pochi metri sopra i tetti delle case adiacenti.

Al centro del campo si trova l'immancabile vera da pozzo in pietra d'Istria, decorata con foglie acquatiche e fregio a punta di diamante, come gran parte delle vere da pozzo a Venezia. Porta l'iscrizione di un anno, il 1725, in caratteri antichi, ma per fortuna non ancora dimenticati.