Cavallino Treporti
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Dal 300 ad oggi [2]
Descrizione presa dal sito del Comune di Cavallino-Treporti
Terra, acque dolci, acque salse: questi sono i tre elementi che scontrandosi, combinandosi, ridividendosi hanno forgiato quello che adesso si chiama per comodità Litorale Nord, ma che comprende una realtà recente, il litorale del Cavallino [1], e una ben più antica, le cosiddette isole treportine. Le estremamente mutevoli condizioni ambientali, con interrimenti di porzioni prima lagunari oppure lo sprofondamento di intere isole abbondantemente sotto il medio mare, lasciano ancora ampissimi margini di approfondimento per quello che riguarda la storia di questo territorio, a partire dal periodo romano e poi su fino al secolo XVI all'inizio del quale, grazie ai documenti cartografici e agli ormai abbondanti documenti del dominio della Serenissima, è possibile costruire un itinerario storico fondato su fatti accertati.
All'inizio del ‘500 il Litorale presentava il complesso delle isole treportine già sostanzialmente delineato, anche se gli specchi acquei che circondavano i terreni emersi erano molto più estesi e non regolarizzati dalla mano dell'uomo.
Verso oriente, dove la Piave sfociava nel mare nel suo alveo ora occupato dal Sile in seguito a lavori idraulici nel corso del secolo XVII, un piccolo lembo di terra si era ricavato un proprio spazio tra la Piave, appunto, e il canale di Lio Mazor che nei secoli precedenti aveva permesso l'accesso alle lagune interne, e di lì poi verso la terraferma.
Questo lembo di terra, grazie al gioco delle correnti marine e dell'apporto di materiale sabbioso convogliato dal fiume Piave, nei secoli successivi continuò a crescere allungandosi verso occidente con una duplice conseguenza: la deviazione del canale di Lio Mazor (ora Pordelio) che da perpendicolare al lido diventa parallelo (sfociando in laguna); la seconda l'allontanamento delle isole treportine dal contatto diretto col mare mediante l'intromissione di quello che è oggi, appunto, il lido del Cavallino.
In questo territorio è agevole comprendere i grandi cambiamenti storici fissando l'attenzione sulle emergenze architettoniche che sono pagine aperte del grande libro della storia. Allora si può partire dal cosiddetto "convento" delle Mesole del secolo XV che deve probabilmente l'attributo di convento più ad una proprietà ecclesiastica che ad una funzione di vero e proprio cenobio.
E' comunque indicatore preciso dell'importanza avuta degli enti religiosi in questo territorio dove vari monasteri, per lo più siti a Torcello o Murano, possedevano ampie superfici destinate ad agricoltura o pescicultura. Le affittanze con la popolazione sono documentate fino alla caduta della Serenissima, nel 1797, e lasciano intuire come i frutti del lavoro prendessero poi la via della laguna per trasformarsi in reddito per i proprietari terrieri.
In località Prà di Saccagnana non passa inosservato il cosiddetto palazzetto, piacevole esempio di villa veneta in ambito lagunare, che eretto con buona probabilità insieme alla vicina chiesa della Madonna del Carmine all'inizio del XVI secolo, indica nell'agiata borghesia veneziana un secondo punto di riferimento nelle proprietà del territorio.
Terza componente della proprietà, come è ovvio, la nobiltà che vedeva in questi luoghi non solo aree per lo svago - si ricordi l'isola Falconera così chiamata per l'abitudine medioevale di venirvi a cacciare il falcone - ma anche forme di investimento.
All'estremo opposto, verso oriente e dove la Piave si avvicinava alla laguna, si situano le porte del Cavallino che sono ora amministrativamente nel comune di Jesolo, ma da sempre storicamente legate - e il nome già lo afferma - a questo litorale.
Delle due conche le più antiche, e delle due ora presenti le più piccole, vennero realizzate nel 1632 ad opera del fiammingo Daniel Nys, singolare figura di mercante d'opere d'arte, il quale inaugurò una lunga serie di "signori" stranieri o di origine straniera che possedettero la plaga del Cavallino fino a tutto l'Ottocento. Le porte, e ancor di più l'edificio daziario vicino - poi diventato un'osteria -, testimoniano l'importanza dei traffici acquei che attraverso di esse collegavano la laguna, cioè Venezia, con tutto il nordest e con Austria e Germania.
Rimanendo a Cavallino, l'antica chiesa, completata nel 1751, testimonia l'affermata presenza di una comunità civile e religiosa che in lotta perenne con l'avarizia del suolo riusciva comunque a trarre profitto dal proprio lavoro. Dell'Ottocento rimangono vari edifici rurali in tutta l'area, segno di una raggiunta stabilità sociale, economica e politica che dopo il passaggio dalla Podesteria di Torcello (sotto la Serenissima) al comune di Burano (dominazione austriaca) assimilò questo territorio allo sviluppo del Veneto rurale, con qualche notevole differenze quale l'assenza della massiccia emigrazione e una condizione alimentare sicuramente migliore rispetto alle zone di pianura.
Gli edifici militari che numerosi costellano il litorale, siano essi forti, postazioni di artiglieria o torri telemetriche, impongono immediatamente all'attenzione che questo territorio fu, nel corso della prima guerra mondiale, in prima linea tra la fine del 1917 e a tutto il 1918.
Le case rurali - che percorrendo la via Fausta verso Punta Sabbioni - si susseguono sulla sinistra ricordano il periodo delle bonifiche, negli anni ‘30 di questo secolo, che sistemò in modo pressoché definitivo l'assetto idraulico del suolo, e consacrò ad una vocazione agricola di qualità il territorio.
Alberghi e campeggi da una parte, tunnel e serre dall'altra sono gli ultimi edifici che, non ancora entrati nella storia, esprimono con chiarezza il binomio su cui si basa la vita attuale del Litorale Nord: turismo e agricoltura.
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