Giusti Duodo

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Informazioni

Indirizzo Cannaregio, 3838 - Calle Testori
Architetto Antonio Visentini
Completamento 1766

Se distogliamo gli occhi dalla Ca' d'oro e volgiamo il nostro sguardo a sinistra, scopriamo palazzo Giusti, costruzione settecentesca con un prospetto assolutamente classico ma piuttosto fuori dai canoni dell'epoca. L'opera è attribuita, abbastanza concordemente, ad Antonio Visentini (1688-1782) che, ormai quasi ottantenne, volle qui sublimare il suo ideale di classicità e forse anche, inconsapevolmente, qualche preludio di Ottocento. Così in questo prospetto le finestre conservano la "regola" della tripartizione verticale, ma al centro non c'è più la polifora bensì tre monofore; la riva d'acqua non è costituita da uno ma da quattro portali, ciascuno "sostenuto" da due limpide colonne intervallate da tre nicchie con statua; altri due busti di terracotta ornano il terzo piano in due conche con timpano; la cornice di gronda, assolutamente pulita ed essenziale, si interrompe in un timpano semicircolare; sopra un bellissimo abbaino affiancato dalla balaustra "dissimula" la sopraelevazione. Il Visentini, uomo di molte risorse creative e profondo conoscitore d'arte e di artisti, non è però architetto puro ed il risultato della sua opera tradisce una qualche rigidità scolastica come una prova accademica che a fatica "prende il volo". Committenti furono i Coletti i quali, forse tramite l'amicizia con il console Joseph Smith, ebbero modo di apprezzare il Visentini, l'anno era il 1766 e restò scolpito in facciata. La perfetta simmetria del prospetto sembra escludere un'eventuale rifabbrica su costruzione più antica, che necessariamente sempre deve concedere qualche compromesso al precedente involucro; una conferma ci viene anche dal de Barbari che, alla sinistra della Cà D'Oro, disegna uno spazio vuoto, tuttavia nell'incisione di Giovanni Merlo del 1696 quello spazio è saturato. La tesi più attendibile ipotizza quindi che, per costruire palazzo Giusti Duodo si sia sostanzialmente demolita ogni preesistenza, mantenendo forse parti dei muri perimetrali retrostanti dove è individuabile anche una pietra da camino databile al XVI secolo. Ai primi del Novecento il palazzo era di proprietà del conte Vettore Giusti del Giardino dal quale lo Stato Italiano lo acquisisce nel 1918 per adibirlo a museo e poter ampliare l'esposizione della confinante Cà D'Oro alla quale verrà aggregato divenendo sede della Galleria Franchetti.

Bibliografia: TCI-Venezia-Guida Rossa(pag.168); M.Brusatin- Venezia nel Settecento(pag.234) Einaudi 1980; M.Brusegan - I Palazzi di Venezia(pag.179) - Newton Compton Ed. 2007;

Mappa

MAP 45.440875124077735, 12.333610162122568