La crisi dell'Impero Romano

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Già attorno alla metà del III secolo d.C. possono leggersi le premesse alla disgregazione dell’Impero Romano: è sempre più evidente una situazione di anarchia politica e dissolvimento dell’unità statale, si registra un crollo demografico, l’economia è fuori da un controllo centrale e la svalutazione del denaro è particolarmente accentuata. Attorno al 250 d.C. l’impero di fatto si trova diviso in tre parti: nell’Occidente le Gallie, la Spagna e la Britannia formano l’Impero autonomo delle Gallie; nell’Oriente un’altra entità statale indipendente si è coagulata attorno al dominio di Odenaro, signore della grande città carovaniera di Palmira, in Siria, mentre al legittimo imperatore, Gallieno, rimane il controllo dell’Italia, dell’Illirico e dell’Africa. Solo dopo qualche decennio, nel 275, durante il regno di Aureliano, le terre secessioniste sono riportate sotto il potere di Roma e l’opera riformatrice è poi completata da Diocleziano (284 – 303) e da Costantino (303 –337) con l’obiettivo di costruire uno stato in grado di conciliare l’esigenza di una forte e indiscussa autorità centrale con l’altrettanta impellente necessità di un efficace decentramento del potere. All’inizio del IV secolo troviamo un impero nuovamente riunito ma suddiviso in quattro grandi prefetture a loro volta articolate in dodici diocesi e in numerose province, mentre all’imperatore spetta il controllo degli affari generali dello stato. Nel 293 Diocleziano aveva trasferito la capitale dell’Italia (e dell’Africa) da Roma a Milano e da questa città nel 313 Costantino promulga l’editto che concede libertà di culto a tutti, quindi anche ai cristiani, primo atto che prepara il riconoscimento della religione cristiana quale religione di stato (Concilio di Nicea – 325). “…Milano, che per più di un secolo, fino al 404, prende il posto di Roma come sede dell’amministrazione imperiale per l’Occidente, aumenta sensibilmente la sua popolazione; è sede di numerose fiorenti industrie, specialmente tessili e metallurgiche, diventa il massimo centro urbano della valle padana, superata soltanto, all’estremo confine nord-orientale, da Aquileia, centro anch’esso importantissimo di industrie e degli scambi con tutta la regione transalpina del medio Danubio” - G.Luzzatto – Breve storia economica dell’Italia medievale. - Einaudi

L’asse centrale dell’impero si era ormai spostato da Roma e dall’Italia verso l’Oriente, dove le province avevano assunto una posizione trainante in economia e in politica. Questo è il contesto nel quale Costantino trasferisce nel 330 il centro dell’impero da Milano a Bisanzio, vecchia colonia greca, ribattezzata in Costantinopoli. In questa scelta di Costantino sono già contenute le tre matrici fondamentali che definiranno la natura storica dell’impero bizantino: struttura dello Stato romana, cultura greca e religione cristiana. (G.Ostrogorsky – Storia dell’impero bizantino - Einaudi – pag.25) Più tardi Teodosio, valoroso magister militum sotto l’imperatore Graziano, alla morte di questi si guadagna la reggenza del regno orientale e da qui, nel 392, riunifica per l’ultima volta e per breve tempo tutto l’impero. Alla sua morte, nel 395, Teodosio affida il governo ai due figli maschi: Arcadio, il primogenito, governerà la parte orientale dell’Impero e Onorio quella occidentale. Arcadio, carattere debole e schivo, lascia di fatto il potere nelle mani di Rufino, uomo politico della Gallia che già Teodosio aveva nominato Console. Onorio, nel 395 ha solo 11 anni, deve quindi affidarsi alla reggenza di Stilicone, un abile generale vandalo che in quello stesso anno, forse pensando ad una riunificazione dell’impero, organizza, o almeno fomenta, l’uccisione di Rufino, ma Eutropio, il potente capo degli eunuchi di corte, prende il suo posto a fianco dell’imperatore e respinge così le mire di Stilicone. I due regni resteranno definitivamente separati anche se, come vedremo, la memoria di una storia comune ed una serie di legami personali produrranno ancora molti collegamenti e molta “politica”. (Probabilmente Teodosio, con la sua disposizione testamentaria, non intese consapevolmente concludere l’unità dell’Impero Romano ma anzi rafforzarla con questa sua formula diciamo “più articolata”. Non si trattò neppure di un’assoluta novità: nel 286 Diocleziano, dopo aver conquistato il potere con una vittoria militare, istituì le figure dei Tetrarchi, cioè due imperatori col titolo di Augusto che reggevano la due parti, orientale ed occidentale, dell’impero e due Cesari, loro coadiutori e successori. Il gruppo scolpito nel fosco porfido siriano saccheggiato a Bisanzio nel 1204 e incastonato all’esterno di San Marco, ci tramanda appunto il ricordo dei Tetrarchi, figure che poi Costantino provvide fisicamente a sopprimere essenzialmente con metodi militari.)