Opinione:LA VERITA’ RINASCERA’

Da Venicewiki, il wiki di Venezia

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Oggi l’informazione procede prevalentemente in un’unica direzione: nel mondo della televisione è praticamente impossibile per l’individuo prendere attivamente parte a quello che viene spacciato per dibattito pubblico. Gli individui ricevono, ma non possono inviare;assorbono, ma non possono condividere; ascoltano, ma non possono parlare; sembrano in continuo movimento, ma in realtà sono immobili. La “cittadinanza ben informata” rischia di diventare un “pubblico ben disciplinato”. Ironicamente, la programmazione televisiva è oggi molto più accessibile a un numero molto più ampio di persone di quanto qualsiasi altra fonte di informazione non lo sia mai stata in passato. Ma proprio in questo sta la differenza fondamentale: è accessibile soltanto in una direzione. Non c’è interattività, e di certo non c’è alcuna conversazione.

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……queste corporation sono spesso tentate di manipolare la programmazione dei notiziari in modo da renderli funzionali al perseguimento dei propri obiettivi commerciali. Le redazioni dei notiziari televisivi sono oggi considerate centri di profitto studiati per generare ricavi e, talvolta, per promuovere gli obiettivi più generali della società madre. Hanno meno giornalisti, meno storie, minori finanziamenti, meno inviati, meno corrispondenti, minore indipendenza di giudizio; sono più vulnerabili all’influenza del management e più dipendenti dalle fonti governative e da comunicati stampa standardizzati. La copertura delle campagne elettorali, per esempio, somiglia ormai a quella di un evento sportivo, mentre il principio giuda della maggior parte dei notiziari locali è : “If it bleeds, it leads”, ovvero il sangue va sbattuto in prima pagina. A questo motto alcuni giornalisti demoralizzati aggiungono “If it thinks, it stinks” se fa riflettere fa schifo.

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Per capire la ragione per cui il mercato delle idee nell’era della televisione sia così diverso da quello emerso ai tempi della carta stampata, è importante sottolineare la differenza tra il realismo sperimentato dai telespettatori ed il “realismo” vissuta dai lettori. Il realismo sperimentato dalla lettura è naturalmente modulato dalla costante attivazione dei centri di ragionamento del cervello, che sono usati nel processo di co-creazione della rappresentazione della realtà così come è intesa dall’autore. Per contro, il realismo viscerale rappresentato in televisione stimola reazioni istintive simili a quelle suscitate dalla realtà stessa, senza che intervengano la mediazione della logica, della ragione e del pensiero riflessivo.

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……l’atto stesso della lettura stimola in continuazione le parti del nostro cervello preposte al processo di ragionamento: le parole sono composte da simboli astratti – le lettere – che non hanno un significato intrinseco fino a quando non sono riuniti in sequenze chiaramente identificabili. La televisione, invece, offre una rappresentazione molto più completa della realtà, che non esige quel tipo di collaborazione attiva che hanno sempre richiesto le parole.

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E’ certamente vero che la televisione non suscita la medesima reazione celebrale della carta stampata; è altrettanto vero, però, che stimola un flusso maggiore di energia in diverse aree del cervello. E la passività associata alla ricezione del messaggio televisivo pregiudica l’attività di quelle parti del cervello preposte astratto, alla logica ed al processo di ragionamento. Quando un nuovo mezzo di comunicazione diventa dominante, genera una nuova ecologia dell’informazione, che inevitabilmente cambia il modo in cui si diffondono le idee, i sentimenti, il potere e l’influenza, e il modo in cui si prendono le decisioni collettive.

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……il nostro cervello è calibrato per rilevare immediatamente qualsiasi movimento che si verifichi all’improvviso all’interno del nostro campo visivo. Ma non ci limitiamo a percepire l’esistenza del movimento; siamo indotti anche a guardare nella sua direzione. …… Soltanto quelli che si voltavano a guardare, allertati dal movimento delle foglie, riuscivano a sopravvivere.

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Coloro che possedevano questa capacità ci hanno tramandato una caratteristica genetica che i neuroscienziati chiamano orienting response, reazione di orientamento, cioè quella sindrome cerebrale che viene continuamente attivata dalla televisione, spesso anche una volta al secondo. È questa la ragione per cui tenere i telespettatori incollati al teleschermo è ben più che un vanto sterile e disinvolto.

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Il successo, il fallimento ed il carattere fondamentale di una nazione si definiscono per il modo in cui essa sfida l’ignoto ed affronta la paura; molto dipende, in questo contesto, dalla qualità della classe dirigente. Se i leader sfruttano le paure collettive per spingere la popolazione in una direzione diversa da quella che avrebbe liberamente scelto, la paura può diventare un circolo vizioso incontrollabile che annulla la volontà e indebolisce il carattere della nazione, distogliendo l’attenzione dalle minacce reali, per le quali una sana paura sarebbe una reazione quanto mai appropriata e seminando confusione circa le decisioni fondamentali che ogni nazione deve prendere costantemente per il proprio futuro. Un leader è colui che sa infondere nel popolo la capacità di gestire e superare la paura; un demagogo è colui che sfrutta le paure altrui per il proprio tornaconto politico. C’è una bella differenza.


Tratto dal libro L’assalto alla ragione di Al Gore Feltrinelli 2007 <Rating> Dai un voto... 1 - Scarso 2 - Sufficiente 3 - Medio 4 - Buono 5 - Ottimo </Rating>