Venier Manfrin Priuli

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Informazioni

Indirizzo Fondamenta Venier, 342
Stile architett. Pre-Neoclassico
Architetto Andrea tirali
Completamento 1737

Il Tirali affronta la progettazione di questo palazzo per i Venier abbandonando ogni concessione alla decorazione esteriore, per evidenziare soltanto la successione verticale ed orizzontale di fasce e finestre. Sulle fondazioni di un'antca cà Priuli, della quale sono ancora visibili tracce sul lato posteriore del palazzo, realizza così un organismo planimetrico molto libero, spregiudicato ed insieme rigoroso: forse la sua opera più personale ed importante (1730-37) anticipatrice del gusto neoclassico. Tirali nasce nel 1657 ed inizia come manovale e tagliapietra; apprende le prime nozioni di arte da Andrea Musalo, matematico, ingegnere e professore di nautica, che gli fa conoscere le fabbriche del Palladio e lo avvia a divenire un architetto visceralmente attaccato all'arte e tuttavia "senza lettere che sa appena scrivere" come ebbe a dire di lui il Temanza. Tirali "tiran", feroce con i suoi operai, grasso e grosso, sprezzante verso tutti e da molti odiato. Questo palazzo, che sgomenta per la sua razionalità ridotta all'essenziale, rappresenta la sua ultima opera importante che non nasce però da alcuna mediazione intelettualistica ma dal faticoso mestiere di architetto "senza lettere". Dal cancello al n° 340 si accede al grande giardino, un tempo famoso per le essenze e le piante rare. Nelle seconda metà del Settecento il conte Girolamo Manfrin comprò dai Venier il palazzo. Era costui uno spericolato finanziere che riuscì, dopo alterne vicende, ad aggiudicarsi la gara d’appalto bandita dalla Serenissima per la "ferma dei Tabacchi", offrendo settantottomila ducati più degli altri concorrenti. Poi ottenne, pagando quattro milioni di ducati, il privilegio di coltivare tabacco in Istria; nei fatti assunse l’esclusiva della coltivazione e della vendita del tabacco per tutto il territorio della Repubblica. Quindi, potendo determinarne liberamente il prezzo, molto si arricchì. Oltre a questo palazzo, che si era fatto decorare dai pittori Giambattista Mingardi e Giuseppe Zais, e che aveva riempito di opere d’arte notevolissime, divenne proprietario di due ville nell'entroterra veneto, che raggiungeva con una carrozza trainata da sei cavalli bardati e ferrati in argento.


Bibliografia: M.Brusatin - Venezia nel Settecento (pag.217) - Einaudi - 1980; M.Brusegan - I palazzi di Venezia (pag.227) Newton Compton; P.Maretto - La casa veneziana (pag.216) Marsilio Ed. 1986 ; A.Zorzi - Canal Grande (pag.60) - Rizzoli 1999

Mappa

MAP 45.44373672584333, 12.32443499538931