Sala del Maggior Consiglio
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In questo posto venivano portati gli ospiti foresti, per questo le pareti di questa grande sala sono coperte di quadri riguardanti le grandi battaglie e le grandi vittorie di Venezia, impegnata nella conquista e nel mantenimento dei territori che davano alla città fasto e magneficenza.
Lunga 52,70 metri, larga 24,66 metri e alta 11,50, la Sala del Maggior Consiglio è a buon diritto la più grande del Palazzo Ducale, con i suo pavimento di oltre 1250 metri quadrati di superficie.
Dietro lo scranno, che da solo copre una superficie di 84 metri quadrati, la grande tela dei Tintoretto, che sostituì l'affresco del Guariento distrutto durante il tremendo incendio che distrusse gran parte del Palazzo Ducale nel 1577.
Nel 1297 ci fu la prima Serrata del Maggior Consiglio, che avrebbe sortito un regime aristocratica, pioché potevano far parte del Maggior Consiglio solo i discendenti di chi ne fosse già stato membro, con un incremento degli iscritti all'Albo d'Oro che portò i consiglieri da circa 400 ad oltre 1200.
Già nel 1301 ci si lamentava quia sala majores consilii non est sufficientes.
Venne presa allora una decisione geniale e spregiudicata: sovrapporre l'enorme Sala del Maggior Consiglio al Palazzo già esistente.
Il risultato estetico è sbalorditivo, poiché contraddice le comuni regole architettoniche, stando il pieno sul vuoto, il pesante sul lieve ed il fatto che le corte colonne spuntino dalla piazza senza basi, accresce ancora il fascino di questa così insolita struttura.
Elezione del Doge
Anche la scelta delle prime persone che dovevano cominciare questo percorso era data da una certa casualità: era un ragazzino tra gli 8 e i 10 anni scelta a caso tra la popolazione che traeva a sorte, con delle apposite palline di legno ricoperte di stoffa chiamate ballotte, i primi 30 consiglieri, che non dovevano essere imparentati o avere interessi comuni. Dalle ballotte deriva la parola italiana ballottaggio.
Di questi ne venivano sorteggiati 9 che, a loro volta, ne nominavano 40.
Dei 40, per sorteggio, ne rimanevano 12.
Questi 12 ne nominavano 25, dei quali, per sorteggio, ne rimanevano 9.
I nuovi 9 ne nominavano nuovamente 45, dei quali ne venivano sorteggiati 11.
Questi ultimi 11 dovevano indicare il nome di 41 componenti del Consiglio, tra i quali sarebbe stato scelto, con un quorum di 25 su 41, il nuovo Doge.
Queste votazioni così macchinose si potevano protrarre per parecchi giorni, tanto che i patrizi usciti dal Palazzo Ducale potevano incontrarsi nello spiazzo di fronte alla Basilica di San Marco, in un grande giardino che in veneziano antico si dice brolo. Incontrarsi in brolo significava mettersi d'accordo, da qui la parola italiana imbroglio.