Scala Contarini del Bovolo
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Correva l'anno 1499 quando Pietro Contarini volle che la nuova scala venisse addossata sul retro della casa da stazio archiacuta dei Contarini a San Paternian, occupando parte di uno scoperto di proprietà, contigua alla Corte dei Risi e alla calle della vida.
L'opera non si proponeva come novità assoluta; le scale a chiocciola, interne nel perimetro murario e talvolta anche sporgenti dai volume delle fabbriche, erano con ogni probabilità conosciute e proposte fin dai primi secoli dell'architettura lagunare, essendo il loro sviluppo a spirale ben adatto ad assicurare i collegamenti verticali con il massimo risparmio di spazio. Un vantaggio non disprezzabile per un edilizia quanto mai costretta ed affastellata, per una città da sempre affamata di aree e spazi edificabili. Quello elicoidale è un modello organizzativo di scala a cui le generazioni di costruttori veneti rimasero nei secoli fedeli; in città sono decine e decine i casi ancora conservati, anche se i più antichi esempi rimasti non sembrano risalire a prima del XIV secolo.
La spirale della scala, composta da 80 gradini monolitici che montano in senso antiorario, non spicca dal basso, ma si diparte da una rampa iniziale rettilinea contenuta nella prima loggia; il perno dei scalini è perciò sostenuto inferiormente da una colonna centrale. Una seconda rampa, ricostruita nel XIX secolo, conduce infine al livello terminale. Impostata al pianterreno su una serie di archi e colonne, la canna muraria è percorsa a cinque eptafore ascendenti e si conclude con un'ultima teoria di archeggiature continue, che racchiudono un belvedere coperto da una cupola plumbea.
La sua architettura non ancora decisamente orientata, di trapasso e di transizione, ma dotata di individualità precisa e piena di carattere, si colloca, in quel torno d'anni, come una possibile alternativa, per quanto minoritaria e interstiziale, all'allora imperante gusto lombardesco.
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