Consorzio dei Tajapiera Restauratori Veneziani

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Storia dei Tajapiera

La "pietrificazione di Venezia, ovvero il passaggio dall'uso del legno a quello della pietra nell'edilizia, avviene a partire dal 1300.

Sorta su isole di Laguna prive di cave, Venezia si approvvigionò di pietra da costruzione e da ornamento (trachite, calcare bianco, pietra d'Istria, una pietra sedimentaria particolarmente resistente all'acqua salata) grazie alla navigazione interna e non, che consentiva il rifornimento della trachite dai Colli Euganei e della pietra d'Istria proveniente dall'altra sponda dell'Adriatico.
Risale al 1307 l'atto costitutivo della Mariegola dei Tajapiera, infatti questa scuola d'arte, riunitasi sotto la protezione dei Quattro Santi Coronati, è tra le più antiche di Venezia. Come le altre scuole anche quella dei tajapiera aveva come obiettivi la mutua assistenza tra i suoi componenti e, al contempo, il controllo sulla qualità del lavoro svolto.
Sede iniziale della Scuola fu l'Ospedale di San Giovanni Evangelista ed in seguito, a partire dal 1515, la Chiesa di Sant'Aponal dove, ancora oggi, è possibile ammirare, sulla facciata, un bassorilievo con i Quattro Santi Coronati e la scritta MDCLII SCOLA DI TAGIAPIERA.
In passato la professione del Tajapiera, che includeva scalpellini, ma anche scultori ed architetti (soltanto nel 1723 gli scultori si divisero dagli scalpellini), era una delle professioni più diffuse in città, tanto che ancora oggi il cognome Tagliapietra è molto frequente a Venezia, così come numerosi sono i luoghi, calli, campielli e sottoporteghi, che portano questo nome.
Al giorno d'oggi però pochi maestri sono ancora in grado di lavorare il marmo e la pietra d'Istria come una volta con tecniche e strumenti che sono arrivati fino a noi inalterati. Lo s-ciapin, ad esempio, oppure le cosiddette punte, l'ongea, la gradina, e lo scafon, la mazzetta solo per citare alcuni strumenti utilizzati da questi artigiani, la cui abilità ora come un tempo, sta anche nel saper scegliere l'attrezzo giusto a seconda del tipo di pietra da lavorare.
Oggi, tra gli antichi mestieri tuttora praticati, quello del tajapiera è tra i più a rischio di estinzione, basti pensare che nel 1630, anno di costruzione della Basilica della Salute, a Venezia operavano fino a 5mila scalpellini, mentre oggi le cifre sono ben diverse. Nel 1963 operavano 19 aziende di marmisti, nel 1976 erano 15, nel 1992 ne rimanevano 13, 2002 arrivavano a 11 e oggi solamente 9.

Il Consorzio dei Tajapiera Restauratori Veneziani

In una mattina di inverno del 2009 la quasi totalità dei marmisti artigiani veneziani, operanti prevalentemente negli ambiti cimiteriali, decide di unire le forze e di costituirsi in un Consorzio. Presso la Confartigianato di Venezia le aziende Colli Matteo, Fabris & Lacchin Lavorazione Marni, Ferro Michele, Marmi e Graniti Muffato, Venezian Boc danno quindi vita al C.A.Ma.V. Consorzio Artigiano Marmisti Veneziani.
Ciò che ha spinto queste piccole imprese ad organizzarsi in una struttura comune è la volontà di continuare ad operare in una città che, nonostante tutto, non potrà mai prescindere dalla presenza di un artigiano di qualità.
Nel solco della grande tradizione dei tajapiera veneziani il C.A.Ma.V., che nel frattempo modifica la propria denominazione in Consorzio dei Tajapiera Restauratori Veneziani, raccoglie l'eredità degli scapellini della Serenissima e si propone come interlocutore privilegiato della committenza sia pubblica che privata, non solo in ambito cimiteriale, ma anche nel più ampio contesto urbano.

Neo presidente del Consorzio è Giovanni Giusto, Maestro restauratore e titolare dell'omonima impresa di conservazione di opere d'arte, specializzata nel restauro lapideo.

Giusto, che riceve il testimone alla guida del Consorzio da Ernesto Fabris, è il discendente di una famiglia di tajapiera, ornatisti e scultori della pietra d'Istria, che opera stabilmente nel centro storico con certezza da XIX° secolo.
Nel corso degli ultimi anni, grazie all'impegno ed alla passione di Giovanni Giusto, anche a fronte del mutato contesto economico, il Consorzio allarga i propri ambiti di intervento, integrando alla originaria attività manufattoriera un'attività conservativa.

Proprio nello spirito di coinvolgimento della popolazione alle attività del Consorzio è stata indetta una visita guidata al cantiere per il Restauro della Balaustra del Ponte di Rialto, nella quale Giusto ha spiegato l'intervento di restauro e conservazione del materiale lapideo di questa parte del Ponte di Rialto.