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In laguna nord alla ricerca delle "radici"

Storia e leggenda sulle origini della civiltà veneziana a confronto con le scoperte degli archeologi

di Augusto Pulliero

pubblicato su "Il Gazzettino" di Venezia - 29 luglio 2002

In Laguna nord, poco più avanti del sacro recinto di Sant' Ariano, pietoso grumo di verde che copre le reliquie di tante genti del passato, il solitario barcaiolo che sia penetrato nella vasta palude lagunare ove un tempo erano Ammiana, Ammianella, Costanziaca, Castrazio - ieri terre fervide di vita oggi acque deserte e barene fiorite di limonium - può anche pervenire nei pressi d'un dosso che niente di più può apparire se non uno spruzzo di fango, alghe, e salicornia, protetto da una scottante cintura pietrosa.
E' nominato San Lorenzo di Ammiana.
Ed stato sede di uno dei ritrovamenti più interessanti effettuati in laguna in questi ultimi anni, in grado di aiutare a spiegarne quei mutevoli trascorsi che pur hanno dato i natali alla tanto orgogliosa marmorea presenza quale si specchia ad onor degli Avi - ed interesse dei contemporanei - sul Canal Grande.
A tre metri circa sotto il livello attuale delle acque è stata qui, nel profondo, scoperta la pavimentazione d'una villa romana: un mosaicato.
Se ne è detto anche qualche tempo fa.
E s'è osservato come il luogo degli scavi fosse stato abbandonato troppo disinvoltamente all'azione distruttiva del tempo.
Acqua e cespugli hanno occupato ogni cosa e vanno sottraendo le prove delle certezze scientifiche raggiunte: la cadenza dell'aumento dei livelli delle acque, il patire della gente nel costruire e ricostruire il proprio castello di sogni uno sopra l'altro.
Non resta che rinnovare il lamento.
Se davvero sono i ritrovamenti archeologici i soli ad aiutare a distinguere la realtà della nascita della città di San Marco dalla fantasia di chi ha tratto dai libri disparate, estrose ricostruzioni delle vicende storiche e geologiche - si deve ben dire che quello scoglio dovrebbe essere meglio salvaguardato alla curiosità scientifica dei posteri.
In laguna nord sono state trovate oltre duecento strutture di epoca romana: sono per lo più disposte a partire da Lio Piccolo, nella palude della Centrega e quelle del Vigno, in direzione delle foci del Dese o fors'anche di quelle di un antico Piave di cui, poco più a nord, lungo i canali Cenesa e Lanzoni, è stato recentemente identificato un vecchio alveo.
E' da ricordare, peraltro, che per molti storici, prima del Mille, Sile e Piave sarebbero stati un unico fiume.
In qualche parte di questa vasta area sono state rinvenute anche testimonianze di insediamenti preromani, ovvero paleoveneti.
Etiam periere ruinae, anche le rovine perirono, è frase che storici riportano con riferimento a luoghi più illustri dell'antica laguna, e ricordati soltanto per essere stati citati nella grande letteratura.
Anche la laguna ha divorato il passato, le sue antiche rovine.
Quanto è stato del tutto travolto nessuno lo potrà mai più conoscere.
Quelle duecento strutture sommerse, pur se non indagate con lo stesso metodo della domus romana di San Lorenzo e non ancora riconosciute dalla intera comunità scientifica, sono comunque bastevoli a lasciar immaginare, nei luoghi di cui si è detto, l'espandersi ni tempo di Roma - fra il primo ed il secondo secolo prima di Cristo ed il primo e secondo dopo Cristo, quando il livello delle acque era alquanto più basso di oggi fors'anche due metri - se non di una città, quanto meno di una vigorosa e folta comunità legata ai traffici fra il mar Egeo, Spina, Altino, il nord.
C'è stato chi ha speso l'intera sua vita nel tentativo di dimostrare che anche Venezia è nata romana.
Che era abitata e costruita prima delle leggendarie emigrazioni, verso la laguna, di genti venete incalzate dalle furie de vandali, dei goti, degli unni, dei gepidi, degli svevi.
Citiamo Giuseppe Marzemin e Wladimiro Dorigo.
E c'è stato chi, di converso, ha voluto, e anche potuto, dimostrare che le testimonianze del tempo dell'impero di Roma, rinvenute in città, erano state qui trasportate in tempi più tardi, del più splendido dogado: Roberto Cessi e Theodoro Mommsen.
Non sembra che in occasione di scavi operati anche di recente in città, in occasione della ricostruzione di edifici e di sottoservizi, sia mai venuta alla luce alcuna struttura la cui costruzione sia attribuibile al tempo di Roma.
Quello che è stato rinvenuto apparirebbe databile al medioevo, alto e basso.
Ciò fornisce occasione ad una nuova interpretazione delle origini della grande Venezia in cerca di una ambita conferma.
E' suggerita da Ernesto Canal lo scopritore della domus romana di cui si è detto più sopra, delle duecento strutture romane e delle migliaia e migliaia di cocci che sono frammenti di vita dell'abitare, del gioire e del patire, nei secoli, dell'intera umanità lagunare.
E, dunque, sarebbe stata la laguna nord la prima ad essere abitata, ben avanti che i barbari venissero a spingere le genti che vivevano in Oderzo, Altino e Padova a rifugiarsi fra velme e dossi.
Rivoalto, invece, al tempo di Roma sarebbe stata niente di più che barena. Al massimo coltivata a vigneto.
Nel codice del Piovego - raccolta di antichissimi atti giudiziari - si legge che il 28 settembre 1296, al tempo di Pietro Gradonico incito doge dei veneziani, di Dalmazia e Croazia, avanti al giudici ed ufficiali delegati alla giustizia lagunare Giovanni Vigioni, Giovanni de Priolis e Marino lusto - venne sancita la vendita a un certo Andrea Vituri da parte della chiesa di Murano di alcuni terreni, ovvero d'una tumba, chiamata Salaria, sita nei pressi di Sant'Erasmo. Nei prezzo d'affitto era anche fatto obbligo all'acquirente di consegnare ai religiosi cedenti una parte del vino raccolto.
E per la difesa di detta tumba la chiesa di Murano vendeva al Vituri anche una vicina barena perché la potesse utilizzare per rialzare il podere a fronte del continuo incalzare della marea, dell'inarrestabile salire del livello delle acque.
Sono abbastanza concordi gli studiosi sui tempi del mutare del livello del mare e quindi in laguna.
Negli anni della nascita di Cristo sarebbe stato due metri inferiore all'attuale.
L'acqua sarebbe quindi salita costantemente per seicento anni per scendere, poi, per altri duecento, risalire di un metro sino al XII secolo e ridiscendere per altrettanto nel 1500.
In questo altalenare ci sono stati momenti definiti dagli studiosi di cesura della vita in laguna.
Nel Settecento uno di questi.
Solo oltre il Settecento dunque sarebbe individuabile il primo tempo della nuova Venezia, fino allora zona di saline e di vigneti, costantemente sollevato, il terreno, a spese delle vicine barene cosi come nella tumba Salaria.
Dopo il Settecento l'inizio della grande avventura: dei viguaioli e dei salinari in cammino verso l'Oriente, verso Bisanzio, la via delle spezie, e dell' oro.
Giusto? Non giusto? Quasi giusto? Intanto, si ponga maggiore attenzione alla domus romana di San Lorenzo

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