Bajamonte Tiepolo

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Nell'anno 1310 durante la notte dal 14 al 15 giugno, un gruppo di nobili tentarono di rovesciare il governo della città, cercando di far cadere Pietro Gradenigo, l'allora Doge.

Bajamonte Tiepolo, Badoero Badoer, Marco Querini furono i principali artefici della sommossa. Questi si divisero i compiti, mentre Badoer avrebbe dovuto tornare da Padova con numerosi armati, Tiepolo doveva arrivare per le mercerie, mentre Querini dalla Calle dei Fabbri.

La stretta maglia delle guardie veneziane però, attraverso un pentito, ricevette informazioni tali da anticipare le mosse dei congiurati.

Querini arrivò per primo in Piazza San Marco per la Calle dei Fabbri e si scontrò con i fedeli al Doge Gradenigo, dove Querini fu colpito a morte con il suo figliolo. Le truppe che li accompagnavano si ritirarono, ma furono sconfitte definitivamente in Campo San Luca da alcuni confratelli della Scuola della Carità e di quella dei Pittori.

Tiepolo fu ritardato da un contrattempo occorsogli nel percorrere le Mercerie. Una donna, Giustina Rossi, affacciata al proprio balcone in prossimità del Sotoportego del Cappello Nero, vedendo gli armati lanciò loro contro un mortaio che colpì a morte il portatore del vessillo.

Tiepolo tentò la fuga tornando sui suoi passi ed, attraversato il Ponte di Rialto, lo distrusse cercando di far perdere le proprie tracce.

La giustizia veneziana portò sul patibolo Badoero Badoer, il responsabile del tentato rovesciamento, mandò in esilio Bajamonte Tiepolo e ringraziò Giustina Rossi mantenendo fisso, per lei e per i suoi discendenti, l'affitto della casa e del negozio di specchi nelle vicinanze di Piazza San Marco; l'effige della donna, nell'atto di gettare il mortaio, campeggia ancora sopra l'arco del Sotoportego del Cappello nero.

Le case dei Tiepolo furono demolite ed al loro posto fu eretta una piccola colonna sulla quale furono incise le parole dell'infamia nei confronti di Bajamonte Tiepolo e di coloro che avevano cercato di far cadere il governo di Venezia. Trovandosi le case dei Tiepolo in Corte del Remer nelle vicinanze di Campo Sant'Agostin, ma nascoste al pubblico passaggio e dovendo invece essere la colonna ben in vista per sconguirare altri atti contro la Repubblica, fu spostata di fianco all'abside della Chiesa di Sant'Agostin perchè fosse di perpetuo monito al popolo veneziano. Autorizzata l'asportazione dal Senato, fu messa una lastra di marmo con la scritta LOC. COL. BAI. THE. MCCCX, ovvero: Luogo della colonna di Bajamonte Tiepolo 1310.