La Venezia delle capanne

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In questo primo periodo sono identificabili quattro nuclei abitati nell’area dove oggi si trova Venezia:
- 1) Olivolo, con la chiesa dei SS. Sergio e Bacco che poi diventerà di San Pietro, sorta forse sulle fondamenta di un tempio romano; il nucleo si insedia attorno al canale, sulla fascia semicircolare, dove oggi si trova il campo Ruga e sull’isola di San Pietro. Taluni sostengono che già in epoca romana qui sorgesse un fortino, il “Castello di Olivolo”, un sistema difensivo funzionale al porto di Altino, del quale però oggi non resta traccia alcuna, se non il nome assunto dal sestiere. Sull’isola il Doge Maurizio fece costruire una nuova chiesa dedicata a San Pietro Apostolo. Era l’anno 774, quando il Papa Adriano I° creò la sede vescovile di Olivolo.
Il nucleo, allora staccato da Rialto quasi quanto Murano, per molti aspetti svolse a Venezia un ruolo analogo a quello delle sedi vescovili italiane nello sviluppo urbano medioevale. A conferma di ciò si ricorderà anche che S.Pietro rimase sede vescovile fino al 1451, quando fu spostata in San Marco.
2) Alla Mendigola con le chiese di S.Nicolò dei Mendigoli e dell’Arcangelo Raffaele;
3) Nella zona più propriamente realtina, sulla riva sinistra del Canal Grande, con le Chiesa dei Santi Apostoli, Chiesa di Santa Maria Formosa, Chiesa di San Zaccaria, Chiesa di San Salvador. Si tratta di un nucleo situato in posizione di rifugio rispetto al mare, allo stato naturale una plaga golenale a bassissima pendenza, trovandosi sul filo interno della corrente nell’ansa del canale, dove è probabile che la larghezza della sezione navigabile si restringesse di molto perché in vari documenti dell’XI° secolo i luoghi circostanti sono detti “in capite Rivoalti”, quasi che il canale si interrompesse in questo punto.
4) Sulle isole Gemine, nella zona della Bragora con le Chiesa di San Martino, Chiesa di Sant'Antonin e Chiesa di San Giovanni in Bragora. Il toponimo si riferisce a due isole simili, dette perciò “gemelle”.
Tutte queste parrocchie, forse con altre quattro sparse: S. Trovaso, S. Pantalon, Santa Croce e Santa Giustina, in tutto quattordici, sono attribuite dalla tradizione ai secoli VII° e VIII°; il periodo pre-dogale. La popolazione di tali parrocchie non doveva superare i dieci - quindicimila abitanti.
L’edilizia originale di questi siti, in particolare San Pietro, la Mendigola e la Bragora, presentava un tessuto di tipo “lagunare” di cui troviamo ancora esempi nelle borgate delle isole (Burano, Murano, Pellestrina), costituito da case di legno e da capanne di canne sul canale e la fondamenta, allineate per schiere parallele e servite da calli e corti traverse. Secondo la classificazione del Muratori: “Tessuto lagunare, tessuto a corti, tessuto a calli, costituiscono tre aspetti tipici che riassumono la storia della città.” – Saverio Muratori - “Studi per una operante storia urbana di Venezia” - in “Palladio” 1959 -
Come sono le prime case che i veneti costruiscono? E’ praticamente impossibile dirlo in modo documentato; del resto in questo periodo storico ciò è vero un po’ per tutte le città italiane. Il materiale usato era prevalentemente il legno, deperibile nel tempo per varie cause, non ultima gli incendi.
Qualcuno ha parlato per questa prima fase di Venezia delle capanne, non intendendo però un nucleo destrutturato fatto di ricoveri provvisori più o meno casuali.
L’impianto dei primi insediamenti dispone le case e delimita i lotti ortogonali alla riva del canale o anche, per esempio sulle insule più piccole, attorno al campo, in genere rettangolare, sul quale a volte, ma non sempre, si affaccia la chiesa dedicata alla benevolenza del santo protettore di quella minuscola comunità.
In ogni caso la matrice “romana” che i veneti si portano sulle isole è molto forte e persistente, essi riproducono il modello abitativo della domus latina, persino nelle proporzioni con le quali misurano il territorio: l’heredium, parametro dell’antica centuriazione romana, diviene il lotto–base, il nucleo “germinale” attorno al quale crescerà l’abitato, ancora riconoscibile in alcuni punti del reticolo urbano, per esempio nell’area del Campo Ruga. L’heredium romano esprimeva la misura di due jugera, un quadrato di 70,80 metri di lato, cioè circa 5059 m2 , come dire un mezzo ettaro di terreno.
Per domus si vuole qui intendere, secondo la classificazione fatta da Gianfranco Caniggia, un modello abitativo che riproduce quello di tradizione latina anche se in questo contesto prevarrà l’esigenza a semplificare e a ridurre l’articolazione delle abitazioni, le quali però, stante l’iniziale disponibilità di spazio in luoghi, pur fra le acque, ma ancora da abitare, delimiteranno i loro spazi privati di pertinenza (aie, stalle, orti, ecc.) che solo nei secoli successivi andranno via via saturandosi con l’inserimento di altre costruzioni fino a comporre il tessuto omogeneo della Venezia al volgere del quindicesimo secolo. Si fa qui riferimento al lavoro di G.F.Caniggia – La casa e la città dei primi secoli in P. Maretto - La casa veneziana 1986 - Ed. Marsilio
Per quel che riguarda le soluzioni possiamo avere uno schema di domus ortogonali al rio su una fondamenta e orti retrostanti, oppure con fondamenta su un lato e un altro rio sull’altro, o anche un terreno un terreno posto fra due canali con due serie di domus allineate e contrapposte sulla calle centrale. Se nella parte retrostante il primo fronte di case gli orti sono occupati poi da una seconda linea abitativa, dalla fondamenta o dalla calle, si dipartiranno ortogonalmente una serie di anditi per garantire gli accessi. Il modello che si sviluppa sull’area di un heredium tende a creare nuclei attorno ad un campo rettangolare per suddivisione tripartita longitudinale in tre settori ciascuno di circa ottanta passi di profondità, quello centrale, libero da costruzioni, è tenuto come spazio comune e pubblico, il campo o campiello sul quale si affacciano da quattro a sei domus per lato.
Anche se questa modularità può apparire limitativa o monotona e ripetitiva, con questi “semplici” elementi Venezia inventerà una molteplicità di soluzioni sviluppando se stessa in un meraviglioso cartiglio di percorsi di terra e di acqua, ponti, fondamenta e campielli a fare un tessuto massimamente originale e funzionale.