Festa della Sensa

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«Desponsamus te mare. In signum veri perpetuique dominii»
Ti sposiamo mare. In segno di vero e perpetuo dominio
«Se piove el dì de'Assensa, par quaranta dì no semo sensa»
se piove il giorno dell'Ascensione, per quaranta giorni continuerà a piovere


La Festa della Sensa è una delle cerimonie più antiche e caratteristiche di Venezia. Il giorno dell'Ascensione, a maggio, si celebrano due avvenimenti fondamentali della storia della Serenissima:

  1. la vittoria militare del Doge Pietro Orseolo II nella liberazione della Dalmazia minacciata dagli Slavi
  2. l'importante accordo di pace tra Papa Alessandro III e l'Imperatore Federico Barbarossa, siglato nel 1177 nella Basilica di San Marco grazie all'abilità diplomatica della Serenissima.

Storia

Il 18 maggio del 999, giorno dell'Ascensione, il Doge Pietro II Orseolo a comando dell'armata veneziana parte per l'Istria e la Dalmazia marittima, anch'essa sotto la protezione della Repubblica, per difenderla dai Croati e dagli Slavi Narentani.

Riuscì a sconfiggere i pirati dalmato-narentani, mettendo a ferro e a fuoco Lissa, Curzola e Lagosta (Isole della costa dalmata che funzionavano da avamposto nelle scorrerie), riuscendo a risalire persino il fiume Narenta. Ritorna trionfante a Venezia (anno 1000), dove una "Concione generale" lo nomina Duca di Dalmazia, titolo riconosciuto anche ai suoi successori.

Per la prima volta la flotta veneziana issa il "Gonfalone di San Marco" (raffigurante il leone alato) benedetto dal Patriarca di Aquileia e dal Patriarca di Grado e non ultima la benedizione di papa Silvestro II. Forse quest'ultima cosa potrebbe sembrare ininfluente se non fosse che, dietro alla formalità dei gesti e delle parole, vi fu il riconoscimento di Venezia da parte della terza potenza mondiale dell'epoca: lo Stato Pontificio.

Comincia così quella festa che si farà nei secoli venturi, cioè "lo Sposalizio del Mare": mistica unione di Venezia con l'Adriatico. Infatti, ogni anno, nel giorno della Assunzione (sensa, in Venexian) verrà ricordato quel giorno in cui il Doge è partito con una grande fiera internazionale – per quei tempi - e con la processione acquea e con la benedizione del mare da parte del Patriarca di Grado. Si trattava di un cerimoniale alquanto semplice.

Solo più tardi, nel 1177, avrà luogo lo sposalizio con il mare e la festa venne resa sempre più solenne.

Nel 1176 il Barbarossa decise seriamente a favore della pace con il Papa Alessandro e rimise l'arbitrìo nelle mani dei Veneziani, d'accordo con i Re di Francia, Spagna ed Inghilterra. Mandò in Anagni per le trattative i Vescovi Guglielmo di Magdenburgo e Pietro di Vorms e l'Arcivescovo Cristiano di Magonza. Condotte a buon termine, Alessandro partì da Anagni per Venezia, passando per Benevento dove vi dimorò da Natale fino all'Epifania, quindi passò per Troia Foggia e Siporto; toccò il monte Gargano e si imbarcò a Vasto il 9 marzo del 1177, primo giorno di Quaresima. Arrivò a Zara il 13, sempre scortato dalle galee Normanne e qui si imbarcò su quelle Veneziane. Visitò le varie isole della Dalmazia e arrivò a S. Nicolò del Lido il 24 marzo, dove venne a riceverlo il figlio del Doge e dai maggiorenti della Città. Il giorno dopo, festa dell'Annunciazione e tradizionale Natale di Venezia, il Doge, il Patriarca Enrico Dandolo, i Vescovi, il Clero, ecc. ecc. vanno a prenderlo con un grandioso corteo di barche riccamente addobbate. Il Doge lo fa accomodare alla sua sinistra ed alla sinistra del Papa il Patriarca (da notare la disposizione...). Dopo una sontuosa cerimonia pontificale in San Marco, Alessandro viene alloggiato nella casa del Patriarca di Grado a S. Silvestro. Continuano, frattanto, le trattative con Federico per diciassette giorni, per mezzo di lettere e messi, con scarsi risultati.

Quindi il Papa decide di lasciare la città lagunare in cerca di altra sede più propizia. Parte, il 9 aprile, per Loreo, il 10 per Ferrara, ma non si trova la sede adatta per l'incontro della pace definitiva. I Lombardi volevano come sede Bologna o Piacenza, gli Imperiali Ravenna o Venezia.

Alla fine fu scelta nuovamente Venezia, in quanto ritenuta più sicura e abbondante di ogni cosa e di una popolazione quieta ed amante della pace. Alessandro si imbarca per Venezia il 9 maggio, dove viene ricevuto con gli stessi onori della prima volta. Sia il Papa che Federico, intanto, mandavano lettere a tutta la Cristianità, invitando Vescovi, Arcivescovi, Ambasciatori, ecc. ecc. a convenire a Venezia al generale congresso per il ristabilimento della pace. A Venezia convergono circa tremila invitati, e tutti con il loro seguito.

Dopo molte altra trattative, Federico partì per Venezia, giunse a Chioggia dove ricevette i Vescovi di Ostia, Porto e Pellestrina che, dopo l'abiura da lui fatta dallo scisma, l'assolsero dalla scomunica e l'accompagnarono fino a S. Nicolò. Lì trovò i rappresentanti della Repubblica di Venezia che l'accolsero in gran pompa.

Il giorno 24 luglio 1177 gli uscirono incontro il Doge, il Patriarca, i Vescovi, il Clero, la Signoria di Venezia ed una moltitudine di popolo con barche e navigli riccamente addobbati. Entrò, Federico, sotto il portico della Chiesa di S. Marco dove lo attendeva il Papa in vesti pontificali, circondato dai Cardinali ed alti prelati. L'Imperatore, accostatosi, gli baciò il piede, ed una volta rialzato ebbe da Papa Alessandro III il bacio della pace. A ricordo di questo fatto, vi è posta una losanga bianca nel punto esatto dell'incontro che ancor oggi si può notare nel Nartece della chiesa.

Narra lo storico Obone da Ravenna che all'arrivo dell'Imperatore in San Marco nell'atto di baciare il piede al Papa, lo stesso Papa gli ponesse il piede sul collo dicendogli: "Camminerai sull'aspide e sul basilico". Al che il Barbarossa gli dicesse: "Non tihi, sed Petrus", al che il Papa gli rispondesse: "Et mihi et Petrus" ("non innanzi a te mi inchino, ma a Pietro" – "Ti inchini innanzi a me e a Pietro" a voler significare ancor di più l'umiliazione di Federico), quindi lo fece alzare e gli diede il bacio della pace. Ciò però appare inverosimile, conoscendo l'indole fiera e orgogliosa di Federico: egli non avrebbe mai accettato una simile umiliazione.

Ebbero così termine i lunghi anni di guerra che insanguinarono tutta l'Italia, consacrando ufficialmente Venezia come fra le maggiori potenze Europee ed arbitra della pace fra Papato ed Impero d'occidente. Il giorno dopo, S. Giacomo, fu celebrata la messa solenne in San Marco e fu cantato il Te Deum. La ratificazione del trattato avvenne il 1 agosto del 1177 e si convenne che la pace sarebbe durata per sei anni. La pace definitiva si ridusse a termine a Costanza nel 1183.



Oltre ai vantaggi economici commerciali e politici concessi dall'Imperatore ai Veneziani, altri ve ne furono di spirituali e materiali concessi dal Pontefice, fra cui la consacrazione di tre chiese, e cioè: S. Salvador, Ognissanti - unita a S. Silvestro – e la Carità; oltre alle indulgenze concesse a S. Marco.

Venne posto fine agli eterni contrasti fra le Diocesi Patriarcali di Aquileia e Grado, e a quest'ultimo – sorretto dalla Repubblica – verranno assegnate le Diocesi di Capodistria, Parenzo e Pola, oltre che la Dalmazia e l'Istria. Donò al Doge la "Rosa d'oro" e il privilegio dell'"Ombrella"; gli concesse, inoltre, l'alto privilegio dello "Stocco e Pileo" quale "Defensor Ecclesiae"; donò l'anello benedetto che da quel momento fu usato per lo sposalizio del mare il dì della "Sensa", usanza introdotta da Orseolo II°, accompagnandolo con queste parole:

Ricevetelo come il segno del vostro impegno sul mare; Voi e i vostri successori rinnoverete con questo ogni anno gli sponsali affinchè i tempi avvenire sappiano che il mare è vostro e vi appartiene come la sposa allo sposo.

Nasce così lo "Sposalizio del mare" e nella quale il Doge dal Bucintoro (nave costruita per lo scopo solo nel 1311, ma prima da altre imbarcazioni sontuose) lanciava in mare questo anello con le parole: Desponsamus te, mare, in signum veri perpetuique domii.

Furono donati dal Papa gli otto vessilli con il Leone di San Marco che precedono le processioni con il Doge: 2 rossi, 2 verdi, 2 celesti 2 gialli (da qui l'origine delle bandiere nelle regate: rosso al primo; verde al secondo; celeste al terzo e giallo al quarto. Dopo l'annessione di Venezia all'Italia, i colori vennero modificati dai Savoia con i colori della loro bandiera, ossia, rispettivamente: rosso, bianco, verde e celeste che è il loro colore). Questi vessilli ebbero un loro particolare significato: se aprivano la processione i rossi significava che la Repubblica era in guerra; se bianchi, in pace; se verdi, in guerra con il Turco; se celesti in neutralità.

Venezia ottenne la riconferma dall'Imperatore dei patti tradizionali, inoltre vennero ampliati con il riconoscimento dell'incolumità dei Veneziani e dei loro beni in tutto il territorio dell'impero, oltre all'esenzione delle gabelle e dei dazi in taluni territori. Inoltre gli fu riconosciuto il dominio su tutto l'Adriatico.

Alla partenza, i vari legati si accordarono nel celebrare i Veneziani dicendo:

Oh quanto beati siete voi, o Veneziani, presso i quali si è potuta conchiudere tal pace, che sarà invero gran monumento del nome vostro in eterno. (Cronaca Altinate e Jaffé, Reg. pont.)

Questa storia/leggenda è ricordata in Palazzo Ducale con ben 11 tele di Jacopo Tintoretto e Jacopo Palma il Giovane: dall'arrivo del Papa all'omaggio dell'Imperatore, dalla battaglia di Punta Salvore allo sposalizio del Mare, ecc. ecc.: tutte eseguite in sostituzione dei 22 affreschi andati perduti nell incendio del Palazzo nel 1577.

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Testo basato sull'originale di
Gigio Zanon

Immagini della Festa de la Sensa 2010