La donna con il mortaio e il portabandiera

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Il 15 giugno 1310 venne sventata un'azione militare che mirava a prendere il potere sul soglio ducale a San Marco.

A capo della rivolta si trovava Bajamonte Tiepolo, che avrebbe assunto il posto del doge, sostituendo nella carica Pietro Gradenigo.
Mancò però la coordinazione delle sue truppe, ma ci fu anche qualche defezione che avvertí il Consiglio dei X che subito si allertò per affrontare il pericolo e punire coloro che tentavano il sovvertimento delle cariche pubbliche.
Assieme a Bajamponte Tiepolo parteciparono alla sommossa Badoero Badoer e Marco Querini. I tre congiurato si divisero i compiti:
Badoer, inviato nella terraferma veneziana avrebbe dovuto arrivare da Padova con numerosi armati;
Tiepolo sarebbe arrivato dalle Mercerie;
Querini dalla Calle dei Fabbri e tutti convertire su Piazza San Marco dove avrebbero assaltato il potere veneziano.
Un pentito però informò delle mosse dei congiurati e, con un po' di fortuna, ebbero la meglio su di loro.
Badoer non arrivò mai perché fu fermato da una grande tempesta che gli impedì di arrivare per tempo al punto prefissato.
Querini con le sue truppe arrivò per primo in Piazza San Marco, dove dovette affrontare da solo gli armati fedeli al doge Gradenigo. Questi ultimi ebbero la meglio e gli uomini di Querini si ritirarono, ma in Campo San Luca vennero affrontati da alcuni confratelli della Scuola della Carità che li sconfissero definitivamente, dove morì anche Marco Querini e suo figlio.
Tiepolo fu ritardato perché il suo portabandiera fu colpito e ucciso da un mortaio in marmo e le truppe non seppero più quali indicazioni seguire e per questo si ritirarono e distrussero anche il Ponte di Rialto, allora in legno, per cercare di scampare alla cattura, cercando di raggiungere le case dei Tiepolo a Campo Sant'Agostin.

Il mortaio fu scagliato da Giustina Rossi, una popolana che viveva in prossimità delle Mercerie. Affacciatasi sul balcone per il rumore che sentiva, vide i congiurati inneggiare contro il doge e d'istinto gettò il mortaio che colpì con mira infallibile, creando scompiglio tra le truppe che, come detto, si ritirarono.

Alla donna, per il suo provvidenziale intervento, il Senato della Repubblica bloccò l'affitto di casa e del negozio di specchi che gestiva, per lei e per i suoi discendenti. Solo molti anni dopo sopra l'arco del Sottoportego del Cappello Nero venne scoperta una targa con l'effige della donna nell'atto di gettare un mortaio dalla finestra.
La giustizia veneziana portò sul patibolo Badoero Badoer ed esiliò Bajamonte Tiepolo.
Le case, ritrovo della congiura, in Campo Sant'Agostin vennero demolite ed al loro posto fu eretta una Colonna dell'Infamia, dove si trovavano incise parole gravi contro coloro che avevano cercato di far cadere il governo di Venezia.
Attualmente la colonna si trova in ambito privato, ma al suo posto vicino al punto in cui si trovava l'abside della Chiesa di Sant'Agostin, si trova, a perpetuo monito, una lastra di marmo con incisa la scritta LOC. COL. BAI. THE. MCCCX, ovvero Luogo dove fu posta la colonna d'infamia di Bajamonte Tiepolo 1310.