Scuola dei Varoteri
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Al centro del Campo Santa Margherita si nota la Scuola dei Varoteri, cacciatori e venditori veneziani di pellicce.
Il nome deriva da vajo, un piccolo scoiattolo siberiano pregiatissimo.
Le pelli maggiormente utilizzate, oltre a quelle di vajo e di ghiro, erano quelle di gatto, coniglio, martora e volpe. Quest'ultima si importava dal Friuli, dai paesi tedeschi e slavi.
Le botteghe più prestigiose erano situate a Rialto, vicino all'inizio della Ruga, ed in Piazza San Marco presso il Campanile e la Chiesa di San Geminiano, ora Ala Napoleonica.
I conciatori di pelli furono molto attivi perché fin dal XIII secolo nobili e magistrati veneziani portavano toghe foderate di pelliccia, gran baveri d'agnello, detti gole e, fino alla metà del XVI secolo, fodere e guarnizioni di pelliccia erano fondamentali per mantelli, cappucci, cappelli, guanti e berretti, persino i servitori e gli schiavi indossavano pellicce.
Solo nel 1600 compare la pelliccia anche nel guardaroba femminile: essa poteva essere tinta e, alle volte, anche imbiancata. Per quest'ultima operazione si usava la farina di miglio.
Nel 1501, oltre all'altare, i Varoteri ebbero una sede propria: era un edificio che chiudeva il Campo dei Gesuiti verso la Laguna.
Nel 1725 i Gesuiti ordinarono che la Scuola fosse abbattuta per lasciare maggiore spazio all'odierna facciata, molto aggettante, della Chiesa. E così i Varoteri ottennero il permesso di trasferire la Scuola in Campo Santa Margherita e che i Gesuiti, a titolo di risercimento, donassero loro millenovecento ducati.
Dopo le soppressioni napoleoniche essa fu adibita a deposito di carbone, poi fu una scuola fascista e sede di partito.
Sopra la porta d'ingresso, il bassorilievo Madonna con Bambino, adorati dai confratelli era pure un elemento dell'edificio Campo dei Gesuiti. Nel 1886 era stato trasferito nel portico del Fondaco dei Turchi, che a quell'epoca era sede del Museo Correr.
Categoria: Cose veneziane