Moto ondoso

La gestione del traffico acqueo in Laguna di Venezia sta diventando una delle priorità da affrontare, se pensiamo che le barche che transitano mediamente in laguna sono per il 94% a motore e solo per il 6% a vela o a remi (dati tratti da uno studio preliminare del COSES). Da una parte c’è chi usufruisce delle acque della laguna come mezzo di spostamento: motoscafisti, trasportatori, conduttori di mezzi acquei pubblici, diportisti a motore; dall’altra chi si trova in difficoltà a percorrere la laguna a causa del moto ondoso, vogatori, gondolieri, velisti al terzo.

 

Venice 2005

Inoltre come nelle città lo smog, l’inquinamento acustico, l’intasamento delle arterie di traffico è una delle emergenze che si sta incominciando ad affrontare con i Piani Urbani del Traffico e con l’incentivazione di mezzi alternativi all’automobile (bici, tram, bus, metro di superficie), nel Centro Storico di Venezia, principalmente, ma anche negli altri centri insulari affacciati sulla laguna il traffico acqueo è causa di inquinamento acustico (è ormai assodata l’invivibilità delle case prospicienti alcuni rii di attraversamento del centro storico dove il rumore del transito di imbarcazioni a motore è eccessivo) e dell’acqua (i motori delle barche sono per lo più a due tempi ed inquinanti) e di un “inquinamento” da moto ondoso, causato dal passaggio di imbarcazioni con scafi non consoni, per forma della carena e potenza dei motori, alla delicatezza del tessuto urbano della città e che pongono a rischio la stabilità dei palazzi affacciati sui rii a maggior traffico.

Il passaggio continuo di barche a motore provoca onde che, dove vanno ad infrangersi, stanno innescando un dissesto più o meno grave sia sulla delicata struttura edilizia della città e delle fondazioni degli edifici, prospicienti l’acqua che sono stati costruiti per altro tipo di traffico (non certo a motore ma remi e a vela, si guardino i quadri del Canaletto per capire ciò) sia sulla altrettanto delicata struttura della morfologia lagunare, bassi fondali, velme, barene, gengive dei canali, su cui si scarica l’effetto di pressione delle onde generate dagli scafi e di turbolenza causate dalla potenza delle eliche dei motori (tipico è l’esempio di un motoscafo su bassi fondali che solleva dietro se una scia di fango ed alghe dal fondale). Tutto ciò provoca una continua ma diffusa erosione della morfologia lagunare e un degrado della struttura edilizia della città.

Facciamo presente al proposito che esiste un Regolamento Comunale del Traffico Acqueo, per il Centro Storico, e che recentemente è stato emanato dall’Amministrazione Provinciale un Regolamento per la navigazione in laguna che dovrebbe coprire l’intero ambito lagunare e trovare applicazione attraverso una serie di ordinanze ed una Conferenza di Servizi stabile tra i soggetti competenti in materia di navigazione, in particolare con Capitaneria di Porto (competente per i canali marittimi portuali) e con il Magistrato alle Acque. Si fa presente inoltre che esiste una Legge Regionale che impedisce il traffico di barche a motore nei laghi, eccetto alcune deroghe e sul Lago di Garda, parte Trentina, si è arrivati addirittura a vietare il traffico a motore. Infine si ricorda che nel Lago di S.Croce (Belluno) è stato recentemente approvata dalla Regione Veneto una norma che consente l’uso solo di motori elettrici a bassa potenza.

Appare assai preoccupante in questo contesto il proliferare di progetti di costruzione di nuove darsene in gronda lagunare, senza un disegno complessivo, spesso in ambienti delicati (emblematico il caso della Darsena alle Conche di Portegrandi tra Parco del Sile e la Laguna di Venezia) e spesso frequentati da imbarcazioni da diporto che escono poi in mare aperto e che usano i canali lagunari come “autostrade” di attraversamento.

Non è inoltre da sottovalutare il rilascio di concessioni, da parte delle autorità competenti, per approdi e ormeggi, senza valutare in che ambito si va ad incidere, e quale la tipologia dell’imbarcazione cui si concede tale uso. E in questo senso sarebbe bene approfondire ed elaborare delle valutazioni strategiche sul numero e sulla tipologia di barche abilitate al trasporto, in particolare di merci e di turisti, che sono una delle cause maggiori di moto ondoso nel Centro Storico.

 

Cause

Il motivo principale per cui è presente il moto ondoso è evidente che lo stesso è determinato dallo spostamento dell’acqua provocato dall’avanzamento dei mezzi nautici a motore principalmente mono chiglia,. Quindi con anche una minima velocità è inevitabile che la prua e conseguentemente tutto lo scafo spostano una notevole massa d’acqua. Questo succede soprattutto per gli scafi dislocanti od anche plananti quando sono costretti a viaggiare a bassa velocità per rispettare i limiti o quando si approcciano al punto di arrivo e di ormeggio, infatti in tali tipologie di mezzi lo scafo quando è in planata smuove una ridottissima massa d’acqua. Il problema sussiste ovviamente da quando i mezzi hanno adottato già ai tempi della industrializzazione il motore. Infatti quando le barche erano a vela o a remi il problema non esisteva. Quando il motore è stato appunto applicato a scafi classici e conseguentemente sono stati creati mezzi più moderni come i motoscafi, quelli in mogano sono identificati come classici, ed inoltre sono stati adottati i servizi di trasporto con i vaporetti, nome rimasto ancora adesso anche se i mezzi più moderni usano il motore diesel, è iniziato il problema del moto ondoso in laguna e non solo. Infatti il problema del moto ondoso, è riscontrabile dappertutto, principalmente all’interno dei porti, e talvolta assume conseguenze anche gravi e drammatiche con rovesciamenti di barche minori ed in ogni caso con il disturbo delle barche ormeggiate sia in porto che per diporto presso calette, luoghi di relax etc.. Per esempio l ‘andatura sostenuta e/o oltre determinati limiti all’interno dei parchi e riserve marine, è sempre è vietata soprattutto presso le coste o i luoghi frequentati da bagnanti o dove si svolgono attività diportistiche. Altro aspetto dannosissimo causato dal moto ondoso per l’ambiente e la vita acquatica, e di cui non se ne parla è il Wave Wash, termine inglese che sta letteralmente per “lavaggio da onda”, e che causa la distruzione delle uova che i pesci d’acqua dolce fissano proprio a pelo d’acqua lungo i corsi d’acqua, nei torrenti, nei fiumi e nei laghi, e che naturalmente vengono dispersi dall’effetto delle onde causate dai natanti sopratutto dove non ci sono divieti o controlli. Elenco tipologie:

 

  • moto percussivo
  • moto sismico
  • turbolenze causate da eliche e propulsori

 

Conseguenze

 

  • difficoltà navigazione delle barche più piccole, solitamente le barche tradizionali a remi, che rischiano di rovesciarsi o affondare, ma anche pericolo e comfort ridotto sui mezzi pubblici acquei
  • sgretolamento delle rive e delle fondamenta delle case sui canali
  • progressiva desedimentazione di barene e velme, che comporta mutamenti a flora, fauna ed ecosistema lagunare

 

Soluzioni

La possibile soluzione può essere solo ed esclusivamente la creazione, e relativa messa su mercato, di imbarcazioni con scafi innovativi e risolutivi che sono tra l’altro già stati studiati e progettati, come quello dell’ing. Giuseppe Telaroli che vinse anche un concorso indetto nel 1989 con il “Progetto 89”, in pratica un taxi con carena a catamarano[1]. Un altro progetto che riguarda il trasporto pubblico e non utilizzato è il Vaporetto Mangia Onda 65 [2], progettato e realizzato e portato a Venezia da Charles W Robinson [3] che a seguito della presentazione misteriosamente non è stato adottato e giace ora abbandonato nel cantiere della Actv dell’isola di Sant’Elena, e che in seguito ha realizzato utilizzando la stessa carena e poi portato a Venezia e presentato un taxi Mangiaonda, anche questo non utilizzato e diffuso. Dallo studio del Vaporetto Mangia Onda è stata creata negli Stati Uniti da Charles W Robinson una famosa azienda produttrice di innovative navi strategiche militari come lo Stiletto e parallelamente sono stati realizzati altri progetti con carena a M e prodotti addirittura con lo stesso nome, i Mangia Onda Boats, con diversi modelli di imbarcazioni sia a vela che motore[4]. Sicuramente quindi deve essere affrontato il problema a livello politico e se le soluzioni ci sono queste devono essere applicate nell’immediato con la graduale e costante sostituzione dei mezzi attualmente utilizzati e tradizionalmente concepiti. Probabilmente, e quasi certamente, il costo dell’operazione è molto elevato poiché si tratta di rottamare tutti gli scafi tradizionali e sostituirli con quelli nuovi, cosa quasi impossibile nella nautica poiché è noto che le barche hanno una durata pluridecennale, nel caso vengono sostituiti solo il motore o gli impianti tecnici ed elettrici. Ma si può inizialmente vietare il transito di scafi tradizionali di vecchia concezione nei canali o in alcune aree a maggior rischio di decadimento ed erosione, vietare poi la vendita di imbarcazioni nuove del tipo che generano onda, obbligando all’acquisto delle imbarcazioni nuove con carene che non generano onda e gradualmente nel giro di ca 10 o 15 anni sicuramente il problema del moto ondoso può essere risolto definitivamente.

 

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