Palazzo Ca’ d’Oro

Informazioni

Indirizzo Cannaregio 3932 – Strada Nova
Stile architett. Gotico Veneziano
Architetto Bartolomeo Bon e altri

La Ca’ d’Oro è uno dei più importanti Palazzi sul Canal Grande di Venezia per il suo particolare stato che ancora oggi è il simbolo del Gotico Veneziano.
Viene chiamata in questo modo per le decorazioni d’oro che ornavano anticamente alcune parti della facciata, oggi, purtroppo, completamente perse.
Sorge sulle fondazioni di un precedente palazzo di proprietà di Soradamor Zeno che fu parzialmente abbattuto ed integrato nella costruzione del nuovo.
Nell’Archivio di Stato di Venezia si trovano alcune fatture di cantiere, già pubblicate da Pietro Paoletti, e sono le uniche ritrovate riguardanti un palazzo gotico.
Diversamente dalle altre dimore patrizie questo palazzo viene denominato per una sua caratteristica, invece di portare il nome del proprietario, come avviene per quasi tutti gli altri.

Risulta essere più piccolo rispetto agli altri palazzi gotici, ma la loggia del pianterreno, le due esafore del primo e secondo piano e le griglie ed i dettagli decorativi ne fanno un palazzo particolarmente affascinante.
Lo stemma di casata risulta essere scolpito direttamente sul marmo della parete esterna aggettante il Canal Grande, diversamente da quasi tutti gli altri palazzi di Venezia nei quali l’araldo risulta quasi sempre eseguito fuori opera ed agganciato successivamente alla parete della costruzione.
Nel 1894 l’edificio fu comperato dal barone Giorgio Franchetti, il quale decise di voler restaurare nuovamente l’edificio per riportarlo alla fisionomia originaria del 1400.
Appassionato di mosaico e di marmi seguì personalmente la realizzazione del pavimento marmoreo nel portico del piano terreno, ampio circa trecentocinquanta metri quadrati, utilizzando pregiatissimi marmi intagliati, alcuni dei quali sembrano essere usciti direttamente dalla Basilica di San Marco.

L’antica Vera da pozzo presente nel cortile è quella originale scolpita da Bartolomeo Bon in uno dei suoi primi incarichi da scalpellino, prima di assumere incarichi prestigiosi, come i lavori svolti sul Palazzo Ducale.

Il barone Franchetti nel 1922 morì, lasciando allo Stato le sue proprietà e nel 1927 fu inaugurato il museo Galleria Franchetti.

La galleria ospita la collezione d’arte raccolta dal barone nel corso della sua vita; tra le opere si ricordano il San Sebastiano di Andrea Mantegna (1490), la Venere allo specchio di Tiziano Vecellio (1495-1576), Vedute di Francesco Guardi (1712-1793) e le porzioni degli affreschi rimasti provenienti dalla facciata sul Canal Grande del Fontego dei Tedeschi del Giorgione e quello di Tiziano.