Fondazioni degli edifici veneziani
Il turista che arriva a Venezia e percorre sul Vaporetto il Canal Grande la prima cosa che si chiede è: Che magneficenza questi palazzi, ma come è possibile costruire sull’acqua? Come sono le fondazioni degli edifici veneziani?
La risposta, semplice ma allo stesso tempo complicata, è che le fondazioni degli edifici di Venezia, fin dai tempi più remoti, seguono sempre lo stesso sistema che si chiama a fondazione indiretta.
Tutta la città è stata costruita come se fosse in una palude poco profonda, per cui la zona da edificare veniva dapprima solidificata piantando dei pali di legno appuntiti (larice o rovere), corti e nodosi fino a raggiungere uno strato di terreno particolarmente duro e compatto di argilla, detto caranto, di particolare consistenza, che si trova ad una decina di metri sotto lo strato di terreno superficiale della Laguna.
La infissione dei pali viene effettuata secondo un allineamento multiplo, lungo la striscia di terreno sopra la quale si eleveranno i muri perimetrali e di spina che sorreggeranno gran parte del peso dell’edificio.
Se lo strato di caranto è troppo profondo e i pali non arrivano, del tutto o in parte, a conficcarvisi, la sottofondazione viene fatta per costipamento. In tal caso i pali vengono piantati su tutta la superficie sopra la quale poggerà l’edificio, prima chiudendo il perimetro con una fitta palificata e procedendo poi all’interno con un disegno a spirale verso il centro della zona.
Questo procedimento viene fatto se l’edificio da sostenere è molto pesante, come ad esempio il Campanile di San Marco, oppure per la costruzione del Ponte di Rialto dove, fra il 1572 e il 1592 data di inaugurazione del ponte in pietra, furono impiantati 11mila pali per sostenere il peso del ponte.
Sopra le teste dei pali vengono fissati due strati, tra loro incrociati, di tavoloni di legno di larice di grosso spessore. Sopra questo speciale zatterone viene elevata la fondazione vera e propria, costituita da un muro a plinto, cioè a zoccolo con le pareti leggermente inclinate, a strati abbastanza regolari in blocchi di Pietra d’Istria fino a superare il livello medio di marea. Sopra questo primo muro di pietra vengono poste le colonne del piano terra, o i muri perimetrali dell’edificio.
Con questo tipo di fondazione soltanto la parte in Pietra d’Istria resta a contatto con l’acqua salsa e l’aria, mentre le parti in legno restano conficcate nella melma o nel caranto, subendo con il tempo un processo di mineralizzazione che anziché marcire le rendono sempre più resistenti. La Pietra d’Istria, per la sua natura compatta e particolarmente impermeabile, o comunque non soggetta a modificarsi anche a contatto con elementi erosivi, è risultata l’unica soluzione a sostenere l’immane peso delle fabbriche veneziane, tutto questo senza subire esfoliazioni o sfregolamenti.
Se bene i nostri Progenitori siano stati rinchiusi in queste isole, circondate da velma, si sono però allargati quanto comportava il sito del luogo, supplendo al difetto della natura con l’Arte, e ciò tanto più, quanto con gli anni accresciuta la città, e bonificata l’aria per lo concorso delle persone, per li molti fuochi, per lo continuo flusso e riflusso del Mare, si fabbricavano vaghi casamenti e sontuosi Palagi. Ora le fondamenta di tali edifici si fanno di fortissimi pali di quercia, che durano eternamente sotto acqua, per rispetto del fondo lubrico, e non punto saldo della palude.
Questi fitti per forza nel terreno, indi fermati con grossi travi, e ripieni fra l’uno e l’altro di rottami di sasso, riescono per la coagulazione, e presa loro, come basi così stabili, e ferme, che sostengono ogni grossa e salda muraglia. Le Arene si hanno dalla Brenta, e dal Lido, ma le dolci sono migliori. I legnami ci si portano in abbondanza per i Fiumi dalle Montagne del Cadorino e del trevigiano; le pietre vive procedono da Rovigo e da Brioni; e la Ferrarezza dalla Lombardia. Così divenne magnifica questa Metropoli al pari d’ogn’altra al Mondo, da che si ammirano con stupore Monasteri, Chiese, Torri ed altrij di somma mole, nonchè inamovibili, sostenuti da rovinose reliquie di Provincia, desolate o dalla ingiuria dei tempi, o dalla ferocia dei Barbari.
Al Signor Pubblico Proto Antonio Mantoan, perchè riesca al dover nostro più agevole questa difficile idea, facessimo invocazione.
Con queste parole il disegnatore olandese nato a Venezia Jan Grevembroch, accompagnava il disegno acquerellato dei palificatori, conservato al Museo Correr, facente parte della raccolta che illustrava usi e costumi, arti e mestieri, abiti ed acconciature di varie epoche e ceti sociali, assieme a manufatti della città di Venezia.
Una passeggiata con una guida capace di trasmettere conoscenza e venezianità con la quale avere maggiori e più approfondite informazioni si trova a Questo link
Le case veneziane non potevano essere costruite su basi poco consistenti, per cui si effettuavano le fondazioni sulle parti che non erano canali, considerando che nell’alveo dei canali lo strato di carato possa essere stato anche parzialmente eroso dal movimento delle maree e quindi sostituito da sabbie più o meno solide.
Ecco perché le costruzioni eseguite all’interno della Laguna debbono seguire l’andamento, non sempre regolare, dei rii.
Fino a qui sono state accennate le fondazioni degli edifici, ma a Venezia si parla anche di Fondamenta che sono delle strade che corrono parallelamente ai rii.
Quando a fianco dei rii si trova un percorso pedonale questo viene chiamato fondamenta.
Considerando che nell’italiano corrente fondamenta viene considerata la parte sotterranea degli edifici, può stupire il foresto che la stessa parola indichi a Venezia una strada posta lungo il bordo di un canale.
Potrebbe sorgere il dubbio che questa parola abbia avuto, nei tempi antichi, un significato più vicino al senso comune, ma questa ipotesi è da scartare perché un documento del 1321 parla di unam petiam de terra… quae firmat super quodam fondamenta sive via discurrente super rivum , un tratto di terra che si pone a fianco del rio, dizione che per fondamenta si intendeva una via passante lungo il rio, come lo è tuttora.
Nel Sestiere di Cannaregio gran parte dei rii sono fiancheggiati da fondamenta, vedi il Rio de la Misericordia e gli altri rii paralleli, o il Rio dei Mendicanti a Castello, mentre antri rii, Rio Marin, Canale di Cannaregio o Rio de la Fornace sono fiancheggiati da fondamenta su ambedue i lati.