Mulino Stucky

Nella parte più occidentale della Giudecca, sull’area dell’ex convento di San Biagio soppresso da Napoleone, si trova il Mulino Stucky, magnifico esempio di architettura nordica, su progetto dell’Architetto Ernest Wullekopf, voluto da Giovanni Stucky: una grossa fabbrica per la lavorazione delle granaglie, in particole del grano per il pane.
Giovanni Stucky, già proprietario di alcuni mulini in terraferma, volle lo stabilimento e lo costruì nel 1883. Questo investimento ebbe così successo che presto la fabbrica risultò insufficiente di fronte al continuo sviluppo della produzione.
Nel 1890, attiguo all’edificio centrale del vecchio mulino, fu aggiunto un altro edificio della stessa grandezza, verso la parte interna. Di lato, verso il rio di San Biagio, era situato il magazzino granario, dietro il quale si erigeva, parallela agli edifici principali, una costruzione di tre piani che serviva da deposito per i prodotti finiti; questa, prolungata da due case di abitazione per il personale, raggiungeva il Canale dei Lavraneri.

L’interno del mulino era formato da grandi sale senza divisioni. Al primo piano si trovavano vari tipi di laminatoi a cilindri. Al secondo ed al terzo erano collocate le macchine per la pulitura della semola; agli ultimi due piani le macchine per la pulitura della farina.

Per tre volte gli impianti furono rinnovati e dal primitivo macchinario per la macinazione di 600 quintali di frumento al giorno si passò ad uno che ne macinava 2500.
La floridezza del momento spinse Stucky ad ampliare ulteriormente il suo stabilimento. Secondo l’industriale la sua fabbrica doveva imporsi all’attenzione di chiunque tanto dal lato industriale che dal lato estetico.
Nel marzo 1895 sottopose al Municipio di Venezia un progetto per un nuovo silos, eseguito da un architetto di Hannover, Ernest Wullekopf.
La commissione d’ornato del Comune di Venezia si trovò di fronte a un progetto caratterizzato da un linguaggio architettonico prettamente nordico, in dissonanza con tutte le altre fabbriche veneziane, e di conseguenza propose una serie di modifiche, come eliminare le punte, i pinnacoli, gli abbaini, e rendere tutto più semplice. Ma Giovanni Stucky, anche con la minaccia di licenziare ben 187 operai, riuscì convincere la commissione ad approvare il progetto.
Dopo un grave incendio del vecchio mulino avvenuto nel 1895 e ottenuta la definitiva licenza edilizia per l’esecuzione del progetto, il nuovo stabile fu iniziato e terminato nel 1896.
La configurazione dello stabilimento cambiò seguendo le necessità del mercato: venne costruito un nuovo magazzino di farina sul Canale dei Lavraneri; fu rifatto dopo un incendio, che durò una settimana, il magazzino centrale; nel 1907 sorsero un mulino autonomo per il granoturco ed un nuovo pastificio.
Con la morte di Giovanni Stucky, per mano di un operaio, avvenuta nel 1910, il figlio Giancarlo, non riuscì a mantenere il ritmo innovativo paterno, e la produzione subì immediatamente un calo del 40%.
Malgrado questo tra il 1920 ed il 1925 vennero effettuati ulteriori ampliamenti e ristrutturazioni: veniva costruito un magazzino adiacente al vecchio deposito della farina lungo il Canale dei Lavraneri; il pastificio venne ristrutturato e fu ammodernato il grande elevatore frumentario sulla Fondamenta di San Biagio.
Nel 1933 l’impresa Stucky veniva trasformata in Società per Azioni, in quanto non riusciva a far fronte alla concorrenza.
Dopo la morte di Giancarlo Stucky, avvenuta nel 1941, la società mantenne mantenne l’attività ancora per qualche anno, ma nel 1954 dovette cessare la produzione.
L’area veniva ceduta, come terreno edificabile, alla Società Immobiliare Beni Stabili.
Da questo momento inizia il dibattito sulla destinazione di questo manufatto che, se all’origine aveva provocato accese polemiche da parte dei conservatori per le sue dimensioni e caratteristiche architettoniche, nei decenni della sua storia si è inserito nel paesaggio come elemento accettato e familiare nel disegno complessivo della Giudecca.

Rimasto chiuso in uno stato di abbandono per quasi 50 anni, recentemente è stato ristrutturato ed è diventato un Hotel a cinque stelle e residenza particolare di persone facoltose.

 

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Testo basato sull’originale di

Venezia città industriale, gli insediamenti produttivi del 19° secolo(1980)

Categoria: Palazzi