Quarta Crociata

La Quarta Crociata fu il punto di svolta della storia di Venezia.

Con questa operazione di guerra, ma anche di sagacia e lungimiranza, il Senato della Repubblica seppe prendere al volo l’occasione di raggiungere i propri obiettivi interni, senza mai porre in discussione l’aiuto alla formazione cristiana.
Quando i messi del conte francese Geoffroi de Villehardouin giunsero nella laguna per stipulare un contratto per il trasporto dei Crociati in Terrasanta, trattarono la partenza dalle isole veneziane di circa 35mila uomini attrezzati di tutto punto, fanti, cavalieri con i loro cavalli e scudieri.
L’importo stipulato per mettere a disposizione dei crociati per un intero anno le navi sufficienti per il trasporto in Terrasanta, il loro mantenimento con viveri bastevoli per il periodo, la difesa del convoglio in mare, era di 85mila ducati d’argento, importo pari al doppio delle entrate annuali del re d’Inghilterra o del re di Francia.
Il doge che aveva negoziato questo ingentissimo e rischioso contratto di trasporto e soprinteso all’allestimento della flotta era Enrico Dandolo, un uomo ultraottantenne e cieco, ma ancora un capo prestigioso, negoziante sagace e personalità dominante anche in un consesso di grandi signori feudali.
Ancora prima della partenza da Venezia, era l’estate del 1202, i crociati si resero conto che non sarebbero riusciti a pagare completamente il debito contratto con la Serenissima, quindi accettarono, loro malgrado, di aiutare Venezia a quietare gli animi rivoltosi a Zara, cosa che avvenne nel tardo autunno del 1202, e si impegnarono a versare parte del bottino che si sarebbe conquistato per saldare il conto.
Nell’inverno 1202-03 a Zara i crociati ricevettero le suppliche di Alessio il Giovane, il pretendente al trono bizantino di Costantinopoli, di aiutarlo a prendere il comando, assicurando l’obbedienza papale e di versare alla causa una somma ingente che avrebbe ripagato i conti con Venezia.
Dopo il primo assalto alla città del corno d’oro nel 1203, vi fu un secondo che mise la città a ferro e fuoco nel 1204, dove il bottino raccolto pagò abbondantemente il debito contratto dai crociati prima della partenza.
I veneziani si impadronirono anche di una parte delle sacre reliquie. Nella prima crociata l’acquisizione del corpo di San Nicola era stato quasi l’intento principale, secondo solo all’eliminazione di rivali pisani. Dalla conquista di Tiro i veneziani riportarono in patria il blocco di pietra dal quale, secondo la tradizione, aveva predicato Nostro Signore. Da Costantinopoli molte reliquie andarono ad accrescere la gloria della Basilica di San Marco a Venezia, fra le quali un frammento della Vera Croce e una parte della testa di San Giovanni Battista.