Chiesa di Santa Maria Formosa
Informazioni
Indirizzo | Castello – Campo Santa Maria Formosa |
Stile architett. | Primo Rinascimentale |
Architetto | Mauro Codussi |
Completamento | 1509 |
La Chiesa di Santa Maria Formosa fu, secondo la tradizione, una delle prime otto chiese che sorsero nella Laguna veneta.
Anch’essa, come le altre, venne fondata del vescovo Magno quando fuggì da Oderzo con i suoi fedeli, intolleranti delle barbarie e dell’arianesimo longobardo.
Secondo la tradizione al Santo Vescovo la Vergine Maria, apparsa in figura di bellissima matrona, avrebbe ordianto di erigerle un tempio là dove egli avesse visto fermarsi una nuvola bianca. Il vescovo Magno, a Venezia tra il 638 ed il 670, anno della sua morte, con l’aiuto della famiglia Tribuno, compiva nell’anno 639 il voto, dedicando il nuovo tempio a Maria a cui fu aggiunto l’attributo di formosa in ricordo della splendida visione.
Molto probabilmente la chiesa all’inizio doveva essere una semplice capanna fatta di tavole e di fango coperte di paglia.
Si voleva che fosse la prima chiesa dedicata alla Vergine Maria nelle isole di Rivoalto, dando così inizio al culto di Maria a Venezia.
Ricostruita nel 842 da Giovanni Sanudo, venne di seguito ricostruita dopo il gravissimo incendio sviluppatosi il 5 aprile 1106 che arse buona parte della città, allora facile preda del fuoco perchè costruita, nella maggior parte, in legno. Tale incendio devastò una vasta area della città, dal monastero di San Lorenzo a San Nicolò dei Mendicoli, bruciando anche la Basilica di San Marco ed il Palazzo Ducale.
Solo nel 1175 fu inacaricato Paolo Barbetta da Oderzo alla ricostruzione della chiesa. L’edificio riprendeva il disegno a croce greca della Basilica di San Marco e veniva, per la prima volta, innalzato in muratura. Il campanile fu eretto staccato dalla chiesa, a poca distanza dalla facciata, forse collegato da un portico, dove si facevano seppellire parroci, sacerdoti e parrocchiani.
Nella metà del XV secolo l’antica struttura dava segni di gravi cedimenti, per cui si decise la rifabbrica. Il pievano ed il capitolo diedero l’incarico a Mauro Codussi il 15 novembre 1491 di stenderne i progetto ed il 1 giugno 1492 fu posta la prima pietra.
Codussi ideò la nuova chiesa innestandosi ed ampliando il precedente perimetro, con un impianto architettonico allora nuovo per Venezia che si rifaceva alle esperienze toscane.
Alla morte del Codussi, nel 1504, la chiesa doveva ancora essere terminata, ma nel 1500 era mancante solo della cupola, come lo dimostra la pianta di Jacopo de Barbari.
La facciata principale, verso il canale, venne edificata nel 1542, nello stile del Sansovino, per concorso della famiglia Cappello, in memoria di Vincenzo Cappello, capitano da mar, del quale si vede il monumento sulla facciata stessa.
Il 17 aprile 1688 un violento terremoto scosse la città facendo precipitare la cupola, subito ricostruita per il mecenatismo di Turrino Tononi, facoltoso commerciante abitante nella parrocchia.
La sera del 9 agosto 1916 una squadra di idrovolanti austriaci colpì con una serie di bombe incendiarie la chiesa, causandone la distruzione del tetto, della cupola e dell’organo. Sotto la giuda dell’ingegner Scolari venne rifatto il tetto e la cupola, forse come l’aveva ideata il Codussi, senza tamburo, circolare, ed emergente sopra l’incrocio dei transetti.
Il campanile fu ricostruito nel 1678, su progetto del sacerdote Federico Zuccoli.
Il precedente era affine ai campanili tardoromaici veneziani.
L’opera, di gusto barocco, è una canna quadrata con le pareti decorate da motivi geometrici in rilievo.
I due lati visibili della base sono abbelliti da un bugnato marmoreo a tronco di piramide.
Sul lato verso il canale la porta d’accesso reca, sulla chiave di volta, un espressivo mascherone. Credenze popolari raccontano che avesse lo scopo di allontanare il demonio che voleva entrare per suonare le campane, provocando così scompiglio tra la gente, che solitamente era regolata dai suoi rintocchi.
Appartenente al circuito Chorus (Associazione per le chiese del Patriarcato di Venezia)