Scuola Grande di Santa Maria della Carità


La Scuola Grande di Santa Maria della Carità è una delle sei Scuole Grandi.

La sua sede precedente era nella Chiesa di San Leonardo e divenne Scuola Grande già dal 1344. Vi si accedeva dal grande portale marmoreo in Campo della Carità, sul quale è ancora visibile lo stemma della scuola, simbolo della Confraternita, due cerchi concentrici intersecati da una croce.
Come nelle altre Scuole, il pian terreno era riservato alle riunioni dei confratelli; ora la grande sala è divisa tra la biglietteria delle Gallerie dell’Accademia e una nuova sala espositiva allestita nel 2016.
Nella Sala Capitolare si conserva ancora il bellissimo soffitto a cassettoni decorato con ricchi fregi ed intagli gotici, dove ogni comparto accoglie un cherubino dalle otto ali, opera dell’intagliatore vicentino Marco Cozzi che lo portò a termine intorno al 1484. In ogni dove viene riportato il simbolo della Confraternita, compresi i tondi delle cornici ed è leggibile in alcuni frammenti superstiti dell’originale decorazione pittorica della parete.

Sulla sinistra vi è la Sala dell’Albergo, anch’essa ora adibita per l’esposizione museale. Qui si può ancora oggi ammirare l’originale soffitto in pasta di legno, azzurro e oro, intagliato verso la fine del XV secolo con motivi della rinascenza.

Vi è in questa sala ancora custodito il prezioso reliquiario offerto nel 1463 dal Cardinale Bessarione, confratello della Scuola. Proprio con questo reliquiario in mano egli figura nel ritratto, posto accanto, eseguito da Gentile Bellini.
Nella sala vi sono ancora la Presentazione della Vergine dipinta per la scuola da Tiziano Vecellio tra il 1534 e il 1538 e il grande trittico di Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna raffigurante La Vergine col Bambino in trono e i dottori della Chiesa.
A piano terra una grande lapide ricorda la grande peste che colpì Venezia nel 1348 sulla quale si riporta che e durà questa mortalidade cerca mexi VI, e si se diseva comunemente che li era morto ben do parte de la xente de Venexia. e che la Scuola stessa si doleva della morte del suo Guardian GrandeMisier Piero Trivisan, e di dieci dei dodici compagni del banco e di più di 300 confratelli sui 500 membri della confraternita.
Con le soppressioni napoleoniche la Scuola della Carità fu chiusa, come tutte le altre, e si decise di usare gli ambienti, unitamente a quelli contigui del convento, come sale di museo annesso alla vicina Scuola dell’Arte. Vi confluirono così opere di tutta la città che costituirono il primo nucleo dell’attuale pinacoteca.