Stucco e marmorino

Golden Stairs in Doge's Palace
Scala d’Oro – Palazzo Ducale

L’arte dello Stucco e Marmorino viene portata a Venezia per decorare le sontuose dimore dei patrizi veneziani e dei nuovi commercianti che con l’oriente hanno mercati floridi e notevoli quantità di denaro da spendere per abbellire le loro case.

Molti sono gli esempi che si trovano girando per la città ed il più vistoso è la Scala d’Oro in Palazzo Ducale o la scala di accesso alla Biblioteca Nazionale Marciana, in Piazzetta San Marco, entrambi eseguiti da Alessandro Vittoria,ma anche Palazzo Grimani a Santa Maria FormosaCa’ Sagredo sul Canal Grande.

Stucco Veneziano

 

Tondo – Palazzo Grimani

Perché è importante imparare questa tecnica con i metodi antichi?
– Perché ci da delle garanzie come quella della durata, perché se vediamo gli stucchi romani sono ancora al loro posto originario.
– E’ importante portare avanti questa tradizione artigianale che si sta perdendo
– Ma soprattutto se non si conosce la tecnica di esecuzione è impossibile effettuare in maniera corretta il restauro.

Fare lo STUCCATORE è un mestiere antichissimo, che fonda le sue origini nella Mesopotamia (che si perdono nella notte dei tempi) perché non si sa esattamente in che luogo è avvenuto il primo segnale di questa nuova tecnica perché non si hanno dati o reperti a testimonianza di ciò. Sicuramente il primo materiale che è venuto nelle mani dell’uomo da usare come legante è sicuramente l’ARGILLA, con la sabbia (materiale inerte) che si asciugava e si induriva di conseguenza; (oppure il caolino per la civiltà cinese).

Grimani - Sala 2
Ornamenti con specchi – Palazzo Grimani

La moda di creare dei rilievi con della pasta che indurisce è una moda millenaria, ma noi tutto quello che sappiamo bene su questa tecnica lo sappiamo grazie ai ROMANI. Perché i romani grazie a Plinio il Vecchio e a Vitruvio che ci ha tramandato, in uno dei dieci libri del De Achitettura, nel VII libro le tecniche murarie: compreso il marmorino. La tecnica romana chiamata da lui MARMORATUM, però i romani lo chiamavano in 3 modi differenti lo stucco alla romana:

1. opus tectorium
2. opus albarium
3. gypsum(Gesso veniva usato per i lavori interni, questo viene detto soprattutto da Plinio che dice che lo usa per le decorazioni dicendo che è molto resistente e forte, mentre Vitruvio dice che lo si può usare solo per le decorazioni interne nelle case e non fuori perché una volta a contatto con l’acqua si sfalda, si scioglie, cambia forma.)

Quello che dice Vitruvio è vero perché se gli stucchi si fanno in gesso si sciolgono con l’acqua mentre se li faccio in marmorino con la calce io lo posso usare anche per esterni!!!
Quello che dice Vitruvio sono notizie certe sicure e tramandate per questo motivo noi ci riferiamo all’antica Roma, infatti per questo motivo il marmorino sarebbe meglio chiamarlo stucco romano. (da non confondersi con lo stucco veneziano e con lo spatolato).

Qui verranno spiegate tutte le tecniche di decorazione:

A FRESCO (4 tecniche antiche)
Rilievo
Inciso
Pittura
Graffito

A SECCO
(si lavora quando non si riesce a fare a fresco, perché bisogna essere in tanti stuccatori bravi a lavorare in una stanza, ma adesso è difficile da fare perché non si trovano persone in grado di lavorare bene).

 

MOTIVI PER USARE QUESTA TECNICA

 

Grimani - Cesta con frutta
Cesto di frutta – Palazzo Grimani

1. La durata, perché abbiamo l’esperienza e la testimonianza degli stucchi romani che si trovano ancora intatti ed hanno resistito tutti questi anni.
2. Per effettuare il restauro e quindi reintegrare le parti mancanti bisogna assolutamente conoscere il mestiere.
3. Perché fa parte della nostra cultura, della nostra storia e delle nostre radici.
4. Perché è una cosa bella, il bello piace sempre! Dostojesky diceva: “Il bello ci salverà”.
5. Perché è una cosa classica ed il classico non tramonterà mai!

Tecnica di lavorazione a fresco si fa quando il marmorino è fresco e l’intonaco levigato è pronto, allora si fanno quelle decorazioni precedentemente descritte. Nella tecnica a secco, invece, si effettuano dei disegni e delle strutture di supporto per tenere lo stucco a secco, perché serve un aggrappo grezzo per evitare che si stacchi, mentre sul fresco non serve perché si incorpora.

La tecnica a secco è utile anche e soprattutto per il restauro perché in questo caso lo stucco è secco da centinaia di anni e quindi non si può usare altra tecnica che questa.
Invece se bisogna fare un lavoro ex-novo e si è abbastanza bravi è meglio farlo a secco perché viene meglio; ciò è dovuto alla presenza di cuciture che col ferro viene schiacciato sul fondo e unisce in maniera più omogenea lo stucco all’intonaco.
Quest’operazione ha due finalità:

1. quella di legare meglio il materiale (per incorporarlo meglio in modo che non rimanga sospeso e si rigonfi)
2. quella di creare strutture più sporgenti e salde (perché su un soffitto da lontano se c’è poco rilievo sembra dipinto)

 DECORAZIONE A RILIEVO 
La decorazione a rilievo può essere:
1. bassa
2. molto rilevata
3. tuttotondo

Come faccio a fare una statua:
1. bisogna fare lo scheletro con ferro, legno, corde, acciaio inox, rame, (grisioe – cannucciato);
2. poi si fanno i muscoli cioè il sottofondo, formando la figura grezza con malta e calce;
3. poi, in ultima, va applicato lo stucco, che è come la pelle, l’ultimo strato finale, dove vedremo le pieghe e le pieghette che sono tutte forme finali della decorazione cioè le finiture.

 

DECORAZIONE A PITTURA

 

Grimani - sopraporta
Rilievi e Marmorino – Palazzo Grimani

La decorazione a pittura può essere:
1. Figurativa (animali, persone) dipinti a fresco
2. Decorativa
3. Il finto marmo

N.B.Che il fresco dell’affreschista non è lo stesso dello stuccatore su marmorino; perché per l’affresco si dipinge su uno strato di malta grezza, cioè non lavorata (intonachino) che poteva tenere umida con dell’acqua di calce, mentre per il marmorino si dipingeva su una superficie che poi va lucidata con degli attrezzi particolari per assomigliare al marmo.

 PIGMENTI 
I pigmenti che si possono usare devono essere compatibili con la calce! (in genere sono terre e cadmi, che però quest’ultimi costano molto! Solo il cromo verde, perché gli altri pigmenti al cromo non sono resistenti alla calce)
Non si può usare polvere di marmo per colorare la calce perché questa rimane eterogenea lasciando i punti colorati e bianchi divisi, mentre i pigmenti vanno proprio a tingere, a colorare la calce. Però non è che non si possa mai usare il marmo per colorare l’impasto, se si vuole ottenere una certa vibrazione si può fare, basta spiegare e motivare il risultato.

 

LUCIDATURA

1. A CERA
2. A CALDO (questo tipo di tecnica è stata abbandonata per i seguenti motivi:

 

  • a) sembrava una cosa troppo artificiale, troppo lucida, quasi ceramica e non finto marmo;
  • b) era difficile da fare perché si rischiava di rovinare il dipinto sottostante appena fatto, portandosi via il disegno con il ferro caldo;
  • c) poi un grosso problema era che la carbonatazione avveniva troppo rapidamente formando una pellicola sottilissima sopra che a volte si strappava e veniva via;
  • d) così facendo si formava una superficie completamente impermeabile e ciò inibiva la normale traspirazione che deve esserci nel sistema a calce di un intonaco).

 

Casino Venier – Soffitto

3. A FREDDO
Per la preparazione del supporto alcuni usavano lasciare la superficie liscia e applicare lo stucco direttamente sopra a fresco, mentre altri invece raschiavano leggermente la superficie che poi andavano a coprire con la decorazione per avere un maggiore aggrappo. In base alla scuola si possono usare tecniche differenti per la preparazione del disegno di base sia con lo spolvero che con l’incisione (come faceva l’affrescatore).

MARMORINO su LEGNO
Si usa: – stucco da legno, lacca e pittura lavabile,
si lucida bene la superficie senza carteggiare tirando con la lama.

STUCKMARMO
– gesso, colla animale e pigmenti
– tirato con la pietra da pomice sempre più fine e con olio
così vengono dei blocchi colorati.

TADELAKT
E’ una tecnica Marocchina in cui si usa la calce soprattutto per fare interni (bagni o saune).
Adesso il tadelakt che si trova in commercio è preparato a base di polveri da bagnare che non centra niente con quello originale del Marocco.
In Marocco viene fatto cuocendo sassi di calcare, (come si fa per la calce) in forni ad intermittenza cioè che si accedono e spengono e viene spenta con pochissima acqua. Il risultato è che il calcare che ne viene fuori è pieno di impurità cioè di parti che non sono state cotte e quindi fungono da inerte.
la particolarità è che viene stesa sopra l’intonaco con uno spessore variabile dai 6 mm – 1 cm e viene levigato con dei (ciotoli) sassi di fiume con cui veniva schiacciato in modo da formare un effetto chiaroscurale sia di colore che di superficie (che non è omognea) però grazie all’uso del sapone nero (fatto di olio di palma molto grezzo) si forma una superifcie completamente idrorepellente all’acqua.

STUCCO FORTE
può essere di due tipi:
1) quello stucco fatto con marmorino + gesso, il gesso si rapprende velocemente e lo fa forte in modo che io possa creare anche dei volumi abbastanza consistenti.
2) può essere anche il marmorino stesso perché quando vado a toccarlo è forte è duro come il marmo, solo con uno scalpello lo potrei scalfire, ma ciò avviene anche per il marmo.

 

BREVE ESCURSUS STORICO

Lo stucco ha origine antichissima nasce probabilmente in Mesopotamia, non si sa bene in che luogo e periodo preciso perché non ci sono pervenute testimonianze e fonti precise; se noi andiamo alla ricerca si perde nella notte dei tempi.
Le uniche testimonianze pervenuteci sono quelle romane Plinio il Vecchio e Vitruvio.
Poi nel Medioevo, che è un periodo buio si perde l’uso dello stucco, tranne per alcune sporadiche tracce, come il tempietto longobardo a Cividale del Friuli che è stato fatto in stucco forte con calce e gesso.
Bisogna aspettare il Rinascimento con il 1500 con Michelangelo e Raffaello a Roma dove con gli scavi hanno scoperto gli stucchi degli antichi romani. Raffaello dice a Giovanni da Udine di scoprire come è fatto questo materiale, e così ricostruendo le cose ha intuito che ci fosse all’interno della polvere di marmo; in questo modo ha rilanciato la moda degli stucchi alla romana.
N.B.
Noi diciamo stucco romano, perché loro ci hanno lasciato delle testimonianze di questa tecnica anche se Vitruvio si riferiva alla tecnica degli stuccatori greci, però dei loro lavori non ci è pervenuto niente.

STUCCO LUCIDO SPATOLATO
E’ nato tanti anni fa (45-50 anni fa) con il famoso architetto Carlo Scarpa, con l’aiuto di De Luigi, aveva fatto degli esperimenti su dei pannelli al pianoterra della Fondazione Querini Stampalia, facendoli impastellare con del gesso crudo, non gesso da presa che fa solo spessore, ma gesso di Bologna che fungeva da inerte e colla animale e pigmenti. Così poi lo stendeva e lo spatolava sempre di più finché non raggiungeva lo stesso effetto della madreperla.
Tutti gli altri marmorini preparati che si trovano adesso non sono altro che surrogati dello stucco lucido spatolato!

 

Stucchi e specchi – Casino Venier

 

I MATERIALI

I materiali che useremo sempre sarà la CALCE SPENTA !!!

Ci sono anche altri tipi di calce che però non ci interessano:

1. CALCE IDRATA
2. CALCE IDRAULICA
3. LATTE DI CALCE

CALCE IDRATA
è la calce spenta polverizzata che però viene trattata con acqua stechiometrica.

CALCE IDRAULICA
è una calce in polvere che viene cotta a temperature molto più alte rispetto alla calce spenta ed ha una reazione molto violenta in presenza di acqua. In condizioni di forte umidità, dove gli intonaci devono essere costruiti comunque si adopera la calce idraulica.
Quella naturale si ricava dalle rocce feldspatiche, mentre quella artificiale dalla lavorazione di cemento impoverito.

LATTE DI CALCE
Quando si ha un deposito di calce spenta che si forma in superficie creando così un piccolo strato che viene usato soprattutto per gli affrescatori, perché da la possibilità di idratare e l’ossido di Calcio fa sì che si unisca con la CO2 dell’aria per fare bene indurire la superficie (fa avvenire la carbonatazione del pigmento).

CALCE SPENTA
Si prende una calcite saccaroide (perché se la esaminiamo al microscopio i cristalli che la compongono si intrecciano come se fossero le molecole dello zucchero) possono essere dei sassi più o meno puri, quella più pura sono i ciottoli di fiume (che però adesso non si possono prendere questi ciottoli) allora si usano minerali rocciosi, che però sono più impuri, e per togliere le impurità si setaccia.
Questi ciottoli di calcite sie mettono in forno e si cuociono a 800 – 1000°C circa e ne esce CaO, cioè ossido di Calcio.
La calcite deve essere una roccia carbonatica saccaroide che deve contenere almeno il 90-95% di Carbonato, altrimenti non risulta buona per fare la calce.
Il sasso cotto di CaO (detta calce viva, perché appena viene messa in acqua reagisce) viene messo in acqua e così avviene una reazione esotermica per cui bolle e schizza l’acqua; per questo motivo bisogna stare attenti perché diventa caustico: la calce che si forma da questo processo è detta calce spenta Ca(OH)2 o idrossido di calce o idrato di calce o grassello di calce.
La calce deve essere invecchiata un po’ di tempo perché nello spegnimento l’ossido di calcio non si spegne tutto, ma rimangono dei granellini, così detti “bottaccioli” che sono molto pericolosi nell’impasto perché ad un certo momento nel marmorino forma come una piccola sacca di gas e spinge fuori l’intonaco creando una bolla.
A questo problema si potrebbe ovviare setacciando questi granuli e buttandoli via, ma invece è importante recuperarli perché questi granuli contengono CaCO3 puro, che ci serve per arricchire la calce arrivando ad una percentuali che sfiori il 100%, per questo motivo bisogna lasciarli macerare per più tempo e quindi l’invecchiamento di qualche mese (3 – 6 mesi).
E’ importante lasciare a macerare la calce per un certo tempo, non solo per il problema dei granuli, ma anche perché in questo modo perde buona parte della sua causticità, perché altrimenti altererebbe i pigmenti!

Bisogna fare invecchiare la calce per 3 motivi:

1. Per recuperare i granuli di CaCO3
2. Per farle perdere la sua causticità
3. Motivo Fisico:

questo marmo saccaroide quando viene sciolto nell’acqua la struttura di questi cristalli saccaroidi viene dispersa nell’acqua, per cui dopo questi cristalli hanno bisogno di tempo per ricomporsi e risistemarsi in file via via sempre più ordinate, e quindi maggiori sono queste file più puro sarà il materiale. Ovviamente se si lasciano lì troppo tempo il materiale tende a ricompattarsi troppo ed è difficile da lavorare. La calce molto invecchiata può servire se devi fare un lavoro particolare con un pigmento che sai che si altera con la causticità della calce e vuoi andare sul sicuro.
Per questo motivo il marmorino sì diventa duro come la pietra, però se vado a scalfirlo è molto più tenero della pietra naturale questo perché con questi passaggi ha perso la sua struttura e conformazione naturale. i cristalli non sono più agganciati come erano in natura e quindi la sua costruzione è modificata. molto più leggera e meno resistente; insomma è un intonaco.

 

Venere – Casino Venier

 

PROCESSO DI CARBONATAZIONE

Legante: calce spenta Ca(OH)2
Inerte: polvere di marmo CaCO3 H2O + CaCO3 + Ca(OH)2
Solvente: acqua H2O

Come fa la calce a diventare dura?
2 motivi: FISICO e CHIMICO

1. Fisico: L’acqua se ne va, cioè viene una parte assorbita dalla muratura ed in parte evapora. Acqua se ne va per assorbimento e per evaporazione, ma ciò non basta perché rimane cmq soffice.
2. Chimico: per indurire completamente ha bisogno della CO2 che c’è nell’aria. CO2 + Ca(OH)2 —-> CaCO3 + H2O

Inerte sembra che non faccia niente invece ha due funzioni precise:
1. Crea degli spazi per facilitare la penetrazione della CO2 nell’impasto.
2. Quando l’acqua se ne va crea degli spazi vuoti allora l’inerte li va a riempire evitando in questo modo che si formino delle crepe.

Il processo di carbonatazione non è altro che il processo di indurimento della calce!
Solo con il procedimento di spegnimento in H2O la struttura saccaridica rimane inalterata, mentre gli altri metodi la alterano.

Esistono in natura 3 tipi di Rocce:
1. Ignee o eruttive
2. Sedimentarie
3. Metamorfiche

Per fare la calce si preferisce usare la polvere di pietra e non di marmo bianco, perché:

1. Un marmo bianchissimo è il Lasa, ma se si facesse la calce solo con questo marmo il costo sarebbe altissimo.

2. Un marmo ha le strutture cristalline che sono legate ad una pressione fortissima e questo poi crerebbe dei problemi di coesione dei cristallini poi quando si va a formare e lavorare la calce perché sotto la pressione del ferro potrebbero saltare via.

Si usa la pietra bianca o biancastra come il biancone di Verona in Veneto in alta Italia. La pietra quei difetti di superficie che mi da il marmo non me la fa. Quindi quando si va a lucidare la pietra quei difetti non me li fa. Per questo motivo si usa la pietra piuttosto che il marmo.

Per fare un impasto colorato non si usa mescolare la polvere di marmo colorato con la calce perché comunque non pigmenta il l’impasto m a rimane separato creando dei granuli, dando quell’effetto “sale e pepe”, che se uno vuole dare l’effetto di una vibrazione può usarlo, ma per fare una parete intera, oltre ad essere troppo costoso questo è sconsigliabile.

La polvere di marmo o SPOLVERONE che si usa deve avere differenti dimensioni granulometriche nelle giuste proporzioni, (impalpabile, sottili, medie, grandi) che non è più in commercio, ma si può farselo. Conoscendo la granulometria, setacciandolo e separando le varie parti.

 

 

SUPPORTI

1. grisiole o cannucciato (negli spazi vuoti tra una canna e l’altra la malta va ad incastrarsi) – cantinelle (venivano taccheggiate per creare maggior aggrappo)
2. malta grezza di sottofondo o di cocciopesto (cocciopesto macinato, di varie granulometrie, sabbia di fiume, calce e acqua) spessore minimo di 1 cm in su. Non posso lavorare il marmorino direttamente sopra questo strato di intonaco perché la presenza di cocciopesto mi assorbe tanto l’acqua dal marmorino rendendolo secco e duro troppo velocemente in modo tale che non sono più in grado di lavorarlo a fresco, per evitare questo problema metto la malta silicea.
3. malta civile – malta comune – malta fine – intonachino (sabbia di fiume, calce ed acqua). Questo strato ha la doppia funzione quello di trattenere l’acqua, rallentare l’assorbimento e così mi permette di lisciare la superficie).
4. marmorino: deve essere liscio, con una buona lucidatura, e a volte possono venire delle piccole crepette che fanno parte delle sue caratteristiche e bisogna accettarle, a meno che non siano troppo evidenti.

Difetti problematici sono la cristallizzazione che si formano dei blocchi che però in quei punti non si ha più assorbimento dell’acqua.
Per ovviare al problema basta grattare la superficie con la cazzuola perché ha uno spessore di pochi micron.
Per evitare gli errori bisogna controllare tutto:
la temperatura dell’ambiente, la granulometria, lo spessore della calce, la qualità della sabbia …

COCCIOPESTO
è formato da pezzi di cocci frantumati che sono fatti a loro volta da rocce felspatiche, cioè da argilla.
(granulometria grossa, media e fina) Adesso si usa in proporzione una grana più grossa per avere maggiore spessore.

GRANULOMETRIA PER FARE IL MARMORINO:
grosso – medio – fine – finissimo/impalpabile

GRANULOMETRIA PER LO STUCCO DA MODELLARE
si usano solo: fino e finissimo
N.B.Il FINO lo possiamo ricavare dallo spolverone mediante un setaccio
           invece il FINISSIMO non si potrebbe ricavare ed infatti non si ricava perché non si riesce a setacciare, allora viene fatto dalle fabbriche come si fa per la farina di fiore.

Il marmorino viene steso in 3 strati diversi:

1. MAGRO: perché contiene più inerti di polvere, 6 PARTI DI POLVERE + 4 PARTI DI CALCE SPENTA + ACQUA q. b.
2. GRASSO: perché contiene più calce del primo, 5 PARTI DI POLVERE + 5 PARTI DI CALCE SPENTA + ACQUA q. b.
3. FINO da PULIMENTO (“creta aut marmore polire”): 4 PARTI DI POLVERE FINA + 6 PARTI DI CALCE SPENTA + ACQUA

 

STRUMENTI

– CAZZUOLE speciali per levigatura e lucidatura: con cui si levigava e si lucidava (non sono in commercio bisogna farsele fare da un fabbro artigiano, con le misure giuste).

– FRATTAZZO DI LEGNO: i primi due strati di marmorino si applicano con un frattazzo di legno.

– FRATTAZZO AMERICANO DI METALLO: questo strumento si usa per stendere il pulimento. Bisogna pulirlo sempre con la carta abrasiva 800 (quella dei carrozieri) per non avere problemi nella stesura dell’ultimo strato!

– CAZZUOLA NORMALE: per rimestare sul secchio per preparare gli impasti

– CAZZUOLINO E FRATTAZZINO di LEGNO: servono per fare le stesure nella campiture più piccole.

– FERRO DA SEGNI: è un uncino che serve per fare le incisioni a fresco oppure per fare segni di divisione che sembra fare la separazione tra una lastra di marmo e l’altra

– PENNELLI: ….

== 10 REGOLE PER UNA BUONA ESECUZIONE ==:
(vedi dispense e copiarle qui perché sono importanti!)

4) “Non snervare la calce” significa: non aggiungere troppa acqua quando la calce è già bella cremosa perché così perde le sue capacità leganti ed amalgamanti, e diventa troppo fluida, così non è utile per il lavoro che si deve fare.

9) Non si lucida mai contro la luce perché sennò si vedono delle gobbe, perché la superficie non diventa mai completamente liscia.
In questo modo si cerca di ingannare la luce, perché così la luce non mette in evidenza gli eventuali errori.

Malta fina o malta silicea viene messa per due motivi:

1. Raddrizzare la superficie rendendola più piana
2. Siccome contiene sabbia silicea serve da filtro quindi trattiene e diminuisce l’assorbimento dell’acqua in modo da avere il materiale per un tempo più prolungato a fresco.

Marmorino: usiamo la polvere di PIETRA calcarea saccaroide e non di marmo
la differenza tra marmo e pietra è:
– marmo ha i cristallini molto complessi, più vetrosi e quindi quando vado a levigare in superficie questi mi potrebbero dare fastidio perché con la pressione della cazzuola ed il calore tendono a squamarsi a venire via.

– pietra invece avendo i cristallini molto più soffici e meno compressi non mi danno meno problematiche.

polvere di PIETRA calcarea saccaroide
(saccaroide: perché se la si guarda al microscopie si nota che la conformazione dei cristalli è simile a quelle sostanze saccaroidi).
E’ una calcite comune che viene scelta in modo tale che non abbia venature, residui organici o minerali che possano in qualche modo colorare o dare fastidio. Per questo motivo si scelgono della calciti molto pure che possano avere al massimo il 5 -10% percento di impurità.
Questa polvere nell’impasto è molto importante perché va a riempire gli spazi vuoti quando l’acqua evapora

GRANULOMETRIA della polvere di pietra:
grosso – medio – fine – finissimo/impalpabile

Hanno la loro funzione:
1. per rinforzare la superficie e mantenere legata all’ intonaco
2. per saturare i piccolo spazi
3. per mescolarsi nella calce e fare quel famoso pulimento di cui parla Vitruvio

 

COLOR TEST 52

Sono stati fatti degli esperimenti con 52 pigmenti mescolati nella calce per vedere come reagivano.
Ma con il passare degli anni si è visto che alcuni si alteravano con la calce e quindi pian piano sono stati eliminati.
Fino ad ottenere solo quelli migliori che sono rimati da 52 di partenza a 20 pigmenti. Comunque nessun colore da una garanzia totale, ma questi sono quelli migliori.

1. Prima colonna: pigmento in polvere + legante (farina di fiore)
2. Seconda colonna: pigmento + impasto (massima saturazione)
3. Terza colonna: marmorino bianco + dipinto a strati e lucidato a fresco

* TERRE: non danno grossi problemi però sono poco coprenti, perché si vedono in trasparenza e schiariscono abbastanza con la polvere di marmo, ma tiene bene, non reagisce però sono poco brillanti;

* OSSIDI: brillanti, tonalità scure, tiene bene la calce, però sono poco trasparenti;

* CADMI: Colori che resistono molto bene sono soprattutto, sono molto coprenti, ma sono anche i più costosi;

* CROMI: tutti i pigmenti, tranne l’OSSIDO DI CROMO VERDE, non sono stabili nell’impasto, ma reagiscono. Bisogna fare attenzione quando si va a comprare questo pigmento perché esiste anche il sesqui ossido di cromo opaco che è insolubile in acqua;

* BLU: per resistere bene alla calce devono contenere al loro interno un particolare composto che è la ftalocianina (contente sia l’acido ftalico, sia l’acido cianinico) però questo blu ftalo in natura si trova in polvere, ma è insolubile in acqua per questo bisogna prendere quello già adittivato per poterlo emulsionare bene con l’acqua poi quando devi stenderlo;

* BLU ALLUMINATO DI COBALTO: bisogna fare attenzione!!! Perché a volte nell’impasto tende a virare verso il grigio, mentre steso a fresco è bellissimo;

* BIANCO BIOSSIDO DI TITANIO: non si usa nell’impasto perché non cambia niente essendo già l’impasto bianco, non sbianca la superficie perché rimangono dei granellini, si può usare solo per fare le venature bianche in trasparenza;

        * CERA viene messa dopo il pigmento asciutto per due motivi:

1. per rendere ancora più lucida la superficie in modo da assomigliare più al marmo, può capitare che dopo la carbonatazione diventi un pochino opaca.
2. serve come protezione per umidità.

 

PARTE PRATICA come fare il marmorino

Il materiale si prepara secondo questo ordine:
1° secchio: IL GRASSO (+ liquido, – denso, + bianco)
2° secchio: IL MAGRO (- liquido, + denso, – bianco, + giallino perché c’è più polvere di marmo)
3° contenitore: IL PULIMENTO (che si setaccia dal grasso)

COSE DA FARE PRIMA DI COMINCIARE A LAVORARE:

* Bagnare abbondantemente la superficie;
* Frattazzo di legno di abete deve avere le vene sullo stesso andamento (non ci devono essere nodi, perché in quel punto il legno è più duro e quindi non si lavorerebbe bene);
* Pulire sempre gli strumenti con acqua e carta abrasiva fine soprattutto la cazzuola da lucidatura;

PREPARAZIONE DELL’ IMPASTO (BIANCO)
* GRASSO:
* 1 misurino (caraffa di plastica) di grassello di calce
* 1 misurino di polvere di marmo + acqua q. b.
* MAGRO:
* 1 misurino di GRASSO
* 1/2 misurino di POLVERE DI MARMO + acqua q. b.
* FINO:
* setacciare (su setaccio di acciaio?) il GRASSO per togliere i grani più grossi

PREPARAZIONE DI UN IMPASTO COLORATO
* Per creare un impasto colorato bisogna aggiungere il pigmento solo all’inizio sul GRASSO!
* Quando si aggiunge il pigmento si mette in ACQUA un po’ di polvere che si fa passare dopo averla mescolata, su un setaccio molto sottile di ottone?rame?!
* ATTENZIONE! Con l’aggiunta di pigmento si aggiunge anche acqua, per cui è buona regola tenersi un po’ secchi prima altrimenti si corre il rischio di “snervare” l’impasto, cioè diventa troppo liquido (ed il marmorino “xe caga dosso!”)

== STESURA DEL MATERIALE ==:

1° STRATO -> MAGRO – strumento: frattazzo di legno
* Il frattazzo va sempre, prima di cominciare a lavorare, PULITO E LEVIGATO con carta abrasiva grossa per togliere i peli del legno.
* si mette il materiale in maniera sul bordo del frattazzo con una cazzuola normale e poi si distende omogeneamente sia con andamento VERTICALE che ORIZZONTALE il MAGRO sull’intonaco siliceo (malta fine).
* poi si “frattazza”, cioè con il frattazzo pulito si fanno dei movimenti circolari per omogenizzare la superficie.

2° STRATO -> GRASSO – strumento: frattazzo di legno
* stendere il GRASSO in maniera morbida, ma omogenea, senza tirarlo troppo, solo con movimenti ORIZZONTALI dal lato che il frattazzo non striscia; si deve vedere un rigatino. Questo passaggio serve per appianare la sueprficie
* No Frattazzare!

3° STRATO -> FINO o PULIMENTO – strumento: frattazzo di metallo
* pulire lo strumento con carta abrasiva ‘800 con acqua.
* si prende del pulimento nel frattazzo e si distribuisce in maniera omogenea in tutte le direzioni in modo che la superficie sia diritta e levigata

4° PASSAGGIO -> LUCIDATURA – strumento: cazzuola da lucidatura
* pulire lo strumento con carta abrasiva ‘800 con acqua.
* lisciare e lucidare la superficie con movimenti orizzontali
* 2 mani: una prima e una dopo l’indurimento
* Per rendere il marmorino ancora più lucido passare acqua e sapone (grattuggiare una saponetta di sapone di marsiglia dentro il contenitore dell’acqua).
* e poi rilucidare con cazzuola da lucidatura

 

PARTE PRATICA come fare una fascia

1. PREPARARE IL DISEGNO: fare i fori piuttosto grossi lungo il disegno per lo spolvero e poi carteggiare il retro del foglio con della carta abrasiva grossa (quella che si usa per grattare il frattazzo di legno).
2. STENDERE IL MARMORINO (vedi sopra i passaggi).
3. FARE LO SPOLVERO SUL MARMORINO FRESCO: con un carboncino sporcare la parte del contorno del disegno in prossimità dei forellini effettuati in precedenza, poi posizionarlo sul marmorino fresco e con un fazzoletto di carta, con movimenti circolari, fare confluire il carboncino all’interno dei pori. Infine, tolta la carta da spolvero, ripassare i puntini con una matita in modo tale da fissare il disegno sul marmorino.
4. GRATTARE LA SUPERFICIE ALL’INTERNO DELLA FASCIA: rendendo ruvida la superficie si facilita l’aggrappo per il materiale che verrà posizionato in seguito, altrimenti su una superficie liscia si staccherebbe!
5. BAGNARE LA PARTE INTERNA: per preparare la superficie alla stesura del marmorino.
6. POSIZIONARE LUNGO IL BORDO DELLA CORNICE con una cazzuola (anche quella da lucidatura) il GRASSO, formando così tutto il contorno. Si può sbordare leggermente di qualche cm fuori dal bordo e si deve mantenere uno spessore costante.
7. CON UN FRATTAZZINO PICCOLO DI LEGNO STENDERE IL MAGRO all’interno della fascia restando pochi cm distanti dal grasso lungo il bordo. Poi si frattazza con movimenti circolari.
8. SEMPRE CON IL FRATTAZZINO PICCOLO DI LEGNO STENDERE IL GRASSO, facendo la stesura morbida a rigatino. Aspettare sempre che il materiale sia pronto per la stesura successiva. Per capire quando è il momento di stendere il pulimento toccare con il polpastrello, quando non si lascia più l’impronta è il momento giusto per stendere lo strato successivo.
9. CON LA CAZZUOLA DA LUCIDATURA STENDERE IL PULIMENTO E TIRARE LA SUPERFICIE, infine, quando la superficie è pronta, lucidarla con la cazzuola.
10. TAGLIO DEL BORDO: ora bisogna rifinire il bordo con un taglio netto lungo la linea del disegno. Si possono utilizzare sia un cazzuolino piccolo e sia la stecca da modellare. Si preferisce, in genere, usare il cazzuolino per tagliare superfici dritte imponendogli una leggera inclinazione di 45°, invece si va meglio con la stecca da modellare per tagliare le superfici curve. Dove si è tagliato ripulire il bordo con un pennellino intinto nell’acqua e ripassare con il cazzuolino o con la stecca per ridefinire l’angolo.

 

PARTE PRATICA come fare un modellato

1. PREPARARE IL DISEGNO: fare i fori piuttosto grossi lungo il disegno per lo spolvero e poi carteggiare il retro del foglio con della carta abrasiva grossa (quella che si usa per grattare il frattazzo di legno).
2. STENDERE IL MARMORINO come specificato nella parte della Stesura del materiale.
3. FARE LO SPOLVERO SUL MARMORINO FRESCO: con un carboncino sporcare la parte del contorno del disegno in prossimità dei forellini effettuati in precedenza, poi posizionarlo sul marmorino fresco e con un fazzoletto di carta con movimenti circolari fare confluire il carboncino all’interno dei pori. Infine ripassare i puntini con una matita in modo tale da fissare il disegno sul marmorino.
4. GRATTARE LA SUPERFICIE ALL’INTERNO DELLA DECORAZIONE: rendendo ruvida la superficie si facilita l’aggrappo per il materiale che verrà posizionato in seguito, sennò su una superficie liscia si staccherebbe!
5. BAGNARE LA PARTE INTERNA: per preparare la superficie alla stesura di un impastino composto da GESSO + calce con polvere silicea….
6. POSIZIONARE QUESTO IMPASTO IN MODO OMOGENEO LUNGO TUTTA LA DECORAZIONE lasciando intravedere il disegno lungo il bordo. Sterdelo a fresco in modo tale da formare un aggrappo in modo tale che il giorno dopo sia possibile lavorare a secco il modellato con stucco forte.
7. IL GIORNO SEGUENTE MODELLARE: prendere con il frattazzo di metallo un po’ di stucco da modellare, pulire le stecche da ornato (che sono di due dimensioni, più grande e più piccola) con carta abrasiva fine e acqua.
8. Con la stecca più grande stendere la materia in modo da ricreare gli spessori ed i volumi richiesti dal disegno.
9. Aspettare che la materia faccia un po’ presa e cominciare a modellarla ed a lisciarla in base ai volumi ed alle forme che si vogliono creare.