Laguna di Venezia
Nonostante il mio ardente amore per Venezia la laguna veneziana sarebbe per me rimasta una curiosità, estranea, bizzarra, incompresa, se una volta, stanco di fissarla come un idiota, non avessi diviso per otto giorni e otto notti la barca e il pane e il letto di un pescatore di Torcello. Ho remato lungo le isole; ho camminato coi piedi nell’acqua per le brune barre di foce, col retino in mano; ho imparato a conoscere l’acqua, flora e fauna della laguna; ho respirato e osservato la sua aria particolarissima; e da allora mi è familiare ed amica. Quegli otto giorni, avrei forse potuto dedicarli a Tiziano e Veronese, ma in quel peschereccio dalla vela triangolare d’un bruno dorato ho imparato a capire Tiziano e Veronese meglio che all’Accademia o nel Palazzo Ducale. E non soltanto qualche quadro, ma tutta Venezia non è più per me un enigma bello quanto opprimente: anzi, è una realtà molto più bella, che mi appartiene, verso la quale ho il diritto che deriva dalla comprensione. Hermann Hesse, Taccuino veneziano
La laguna veneta ha una lunghezza di circa 55 chilometri, compresa tra il fiume Sile a Nord ed il Brenta a Sud.
Le foci di questi fiumi, che anticamente portavano le loro acque in laguna, sono state appositamente spostate dalla Repubblica di Venezia per evitare che i detriti trasportati dalle acque di questi fiumi potessero causare il progressivo interramento della laguna.
Con una larghezza che varia tra i quattro e i dieci km, ha una estensione complessiva di 549 chilometri quadrati. L’80% di questa superficie viene costantemente sommersa dalle acque, il 10% viene sommerso solo parzialmente, le cosiddette barene o velme, mentre solo il 5% è composto di isole costantemente fuori dall’acqua.
La profondità media è di un metro, ma calcolando che l’escursione di marea è di circa 70cm si può ben capire che parte di laguna sommersa da poca acqua, viene ad essere all’asciutto, mentre in caso di Acqua Alta parte delle isole viene sommersa.
Verso la terraferma, sulla quale si affacciano i paesi rivieraschi, la laguna si presenta ad arco, mentre una linea verticale, fatta da un susseguirsi dei quattro lidi, Cavallino, Lido, Pellestrina e Sottomarina, la divide dal mare Adriatico. Solamente dalle tre bocche di porto passano le acque, che con il rituale movimento della marea alimentano, di sei ore in sei ore, con il suo lento respiro, la vita nella laguna.
Le lagune sono ambienti pieni di vita, ambienti sempre in evoluzione; inoltre, come tutte le aree umide, sono importantissime dal punto di vista ecologico, per la possibilità di difendere i volatili e di mantenere un rapporto corretto tra coste e mare. Esse sono caratterizzate da acque basse e salmastre che però coprono a volte – a seconda delle maree – le zone di terra e sabbia sulle quali l’alta marea trova sfogo inondandole ciclicamente, chiamate barene e velme, mentre le parti un po’ più alte sono dette motte.
Sono attraversate da piccoli corsi d’acqua interni che si chiamano ghebi; gli specchi d’acqua possono essere chiamati valli o ciari. I punti in cui la laguna si apre verso il mare si chiamano bocche.
I canali di diversa profondità e larghezza offrono alle imbarcazioni lagunari la possibilità di spostarsi tra le une e le altre. La loro natura limo-argillosa le fa elevare poco dal livello dell’acqua, dalla quale si staccano ora in maniera graduale ora in modo netto e verticale.
I canali più profondi si trovano quindi in prossimità delle Bocche di Porto per l’elevata velocità dell’acqua che ne scava il fondo. Pensare di scavare dei canali nelle zone lontane alle bocche significa sconvolgere l’ecosistema lagunare, senza pensare che la natura corre sempre ai ripari e, velocemente, torna a riempire i canali scavati.
Gran parte della vegetazione autoctona consiste in piante particolarmente tenaci all’acqua di mare che nella tarda estate fioriscono sulle medie barene con magnifici fiorellini viola donando ai visitatori un ambiente caratteristico, meraviglioso, colorato e vivace.
I sedimenti trasportati dal mare portano alla formazione di secche, dette velme, ove trovano riparo tra le basse acque piccoli crostacei come la pulce d’acqua le schie o piccoli gamberetti.
Nelle zone che vengono coperte dalle acque più spesso si trovano le salicornie e lo zostereto, piante basse che però con le loro radici consolidano il terreno; su quelle allagate meno spesso cresce la pulcinellia. Nelle motte e nelle isole troviamo le tamerici, l’agropireto, il santonico.
Gli animali che si possono trovare in laguna sono numerosi: molluschi, insetti, rettili e piccoli mammiferi. Gli uccelli qui trovano facilmente cibo, anche “pescando” nell’acqua bassa o nutrendosi di insetti. Ci sono i cormorani, le folaghe, gli uccelli pescatori che poi si asciugano le piume sulle bricole, gli svassi, le anatre tuffatrici (dove l’acqua è più alta), e poi gli aironi di vario tipo, come il cinerino e quello bianco più piccolo detto garzetta. Spesso gli uccelli vi fanno il nido o vi si fermano in caso di migrazione. Sempre più spesso nelle lagune attorno a Venezia e Jesolo, per esempio, si vedono i fenicotteri rosa, che ormai si spingono sempre più a nord a causa del riscaldamento della temperatura.
Parte della laguna è occupata da aziende ittiche che praticano la vallicoltura. Questa è qui praticata da tempo immemorabile. Solo dopo la caduta della Repubblica le valli sono state chiuse con argini fissi favorendo gli insediamenti degli aironi e degli altri migratori.
La navigazione in laguna diverrebbe difficile se il limite delle velme non fosse segnalato da pali infissi nel fondo. Queste vengono chiamate mede quando sono singole e bricole quando sono in gruppi di tre. All’inizio dei canali oltre alle tre ne viene piantata una quarta al centro delle altre e formano le dame.
La laguna veneta è punteggiata di numerosissime isole. Di Isole della Laguna, tra quelle abitate o non, diventate solo discariche o meta di turisti o addirittura scomparse sotto il livello del medio mare, se ne contavano più di settanta.
La navigazione in laguna viene fatta con barche spesso a fondo piatto, perché l’acqua è poco profonda. Molte parti – circa il 15% – delle zone lagunari sono dedicate alle valli da pesca, dove molti pesci crescono in condizioni “controllate” e poi vengono pescati per arrivare sulle nostre tavole.
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