Pellestrina

La storia

 

L’Isola di Pellestrina è costituita da una sottile striscia di terra che divide la Laguna di Venezia dal mare Adriatico. Comprende i centri San Pietro in VoltaPortosecco e Pellestrina.

L’architettura dell’isola si può assimilare a quella minore veneziana, con le eccezioni per le costruzioni religiose.
Proprio per la sua conformazione, e per il fatto che per raggiungere questo l’isola è obbligatorio prendere un traghetto, il luogo si presta a itinerari a piedi ed in bicicletta, con la quale la si può percorrere in tutta la sua lunghezza, da Ca’ Roman a Santa Maria del Mare, un tragitto lungo circa 11 chilometri.
L’origine del nome è ancora incerta. L’Olivieri lo mette in relazione con Filisto, generale e storico di Siracusa che, esiliato ad Adria, avrebbe fatto scavare dei canali che mettevano in comunicazione l’Adige e la Laguna Veneta, che allora si estendeva anche in questa zona (le fossae Philistinae). Prima di lui, il Filiasi ricordava che anticamente le fosse erano dette anche Pistrine, Pelestrine e Pilistine da cui, in ultima, il nome attuale.
Un’altra versione, più popolare, lo fa derivare da pelle strana, come era quella degli abitanti, pescatori costretti a lavorare tutto il giorno in barca.

 

L’isola di Pellestrina fu abitata stabilmente, come tutti gli altri centri della laguna, in seguito alle invasioni barbariche che costrinsero la popolazione dell’entroterra a rifugiarsi in luoghi più sicuri. Il centro principale fu anticamente Albiola, citata per la prima volta in un documento dell’840, che sorgeva presso l’attuale San Pietro in Volta. Allora il litorale era diviso in due dal suo porto, che corrispondeva alla foce del Medoacus Minor, antico ramo del Brenta: a nord si aveva il lido di Albiola e a sud quello di Pellestrina.

Per una serie di eventi in gran parte incerti, Albiola decadde e il porto naturale su cui sorgeva si interrò (da cui l’attuale toponimo Portosecco), unendo così le due isole.

Gli abitati successivi, sorti più internamente all’isola, furono completamente distrutti durante la Guerra di Chioggia, ma il 1 luglio del 1380 il doge Andrea Contarini ne avviò la ricostruzione inviando a tale scopo quattro famiglie chioggiotte (i Vianello, i Busetto, gli Scarpa e i Zennaro).

A tutt’oggi questi sono i cognomi più diffusi dell’isola e Vianelli, Busetti, Scarpa e Zennari sono anche i quattro sestieri in cui si divide Pellestrina.
Per il possesso dell’isola vi fu un lungo conflitto tra Chioggia e Malamocco che ebbe termine solo nel 1636 quando venne stabilita la sua definitiva dipendenza da Chioggia.
Nel 1920 Pellestrina, già comune autonomo, passò a Venezia.

Geografia[2]

 

Come il Lido di Venezia, l’isola è lunga oltre 10 km ma si presenta più stretta. Situata al lato più meridionale della laguna, vicino a Chioggia [[1]], con cui è molto legata storicamente e culturalmente, il litorale è rinforzato a est in direzione del mare Adriatico dai noti Murazzi. Vi sorgono diversi centri abitati, dei quali i più rilevanti sono San Pietro in Volta, a nord, e Pellestrina paese, verso sud.

Il 19 agosto 2009 l’isola contava 4.126 abitanti, ripartiti tra Pellestrina (2.819), San Pietro in Volta (1.194) e Santa Maria del Mare (113).
La via di comunicazione principale è la strada comunale dei Murazzi, che percorre l’isola per tutta la sua lunghezza. All’estremità settentrionale, in località Santa Maria del Mare parte e arriva il ferry-boat che collega l’isola al Lido, mentre l’estremità meridionale è collegata tramite le motonavi a Chioggia.

 

Proseguendo verso sud si trova una stradina sterrata la quale, dopo circa un chilometro, diventa uno stretto basamento tra i Murazzi e la laguna sino al bosco di Ca’ Roman, riserva naturale. Da qui un’altra stradina porta all’estremità meridionale dell’isola, costituita dal molo nord del porto di Chioggia.

Murazzi sono degli enormi blocchi di pietra, posti a sbarramento delle acque del mare in difesa dell’isola e della stessa laguna. Si estendono lungo il litorale per quattro chilometri e tale grandiosa impresa ideata da Padre Vincenzo Coronelli, iniziata nel 1744, fu portata a termine dopo ben 38 anni di lavoro.
AUSU ROMANO – AERE VENETO

E’ la scritta che ancor oggi si può leggere scolpita nei Murazzi, che sta a significare:
VOLONTA’ ROMANA, SOLDI VENETI…

A ricordo dell’impresa fu posta una lapide dal Magistrato alle Acque nel 1751 che così recita:
UT SACRA AESTUARIA
URBIS ET LIBERTATIS SEDE
PERPETUUM CONSERVENTUR
COLOSSAES MOLES
EX SOLIDO MARMORE
CONTRA MARE POSUERE
CUARANTORES AQUARUM
AN.SAL.MDCCI
AB URBE CON. MCCCXXX

che significa I Curatori della acque posero le colossali moli di solido marmo contro il mare affinchè siano conservati in perpetuo i sacri estuari sede della Città e della libertà.

 

Oltre i Murazzi fino ad un recente passato l’erosione aveva lasciato solo una semplice scogliera, finché attraverso un sistema di pennelli trasversali posti ad intervalli regolari è stato ripristinato l’ambiente originale, con un’ampia spiaggia sabbiosa che ha praticamente raddoppiato la superficie dell’isola. In tale circostanza è stato rimosso il relitto del CHIOS AEINAFTIOS, mercantile greco naufragato sugli scogli dell’isola nell’inverno del 1978, e alla quale ha fatto da scenario per circa un ventennio. I marinai fortunatamente si salvarono calandosi con delle funi sull’isola, ma per la nave nulla valse per scongiurare l’impatto visto il forte vento di bora che soffiava e che aveva alzato onde alte 7 metri.