Arsenale

L’Arsenale è il complesso di cantieri e di officine da dove uscivano le flotte di Venezia. Il termine deriva forse dalla parola araba dar as sina’ hà, casa d’industria, darsena o da arginato, luogo chiuso da argini.

Il portone principale è un grande Arco di Trionfo e ricorda la grande vittoria de La battaglia di Lepanto avvenuta nel 1571.

 

Il sestiere di Castello comprende nell’estremità nord-orientale il recinto dell’arsenale di Venezia corrispondente ad un superficie di più di 32 ettari, pari a circa un ventesimo dell’intero centro storico. In rapporto a questa notevole estensione è indispensabile prima di intraprendere la visita a questo luogo singolare esaminarne l’assetto sulle mappe.

 

In particolare sulla carta idrografica della laguna sarà possibile rilevare la dislocazione eccentrica dell’Arsenale nel contesto urbano per valutare il diretto collegamento con il mare aperto attraverso la bocca di porto del Lido. Fin dalle origini le navi della Serenissima percorrevano il breve tratto del Rio dell’Arsenale per immettersi nel canale di San Marco ed uscire rapidamente dalla Laguna. Successivamente, invece, con l’apertura di una nuova porta acquea, le imbarcazioni percorrevano il più profondo canale delle navi che ugualmente conduce alla bocca di porto.

Ancora sul foto-piano di Venezia si potrà osservare il particolare assetto dell’Arsenale, sostanzialmente diverso dal più minuto tessuto circostante, costituito entro un articolato recinto di mura da ampi specchi d’acqua che non trovano paragoni nel resto della città. Si tratta delle darsene intorno alle quali si dispongono ordinatamente serie di edifici affiancati, gli antichi “volti”. Questa organizzazione eccezionale nella città si spiega in rapporto alle attività eccezionali e nel tempo sempre più complesse che qui si svolgevano: dapprima solo ricovero e manutenzione di navi e, via via, produzione ed allestimento completo dell’intera flotta della Serenissima.

Infine la conformazione dell’Arsenale va vista come esito di una crescita ininterrotta dal XII secolo fino alla fine della Repubblica e delle profonde trasformazioni avvenute nel corso dell’ottocento.

Il primo nucleo dell’Arsenale era costituito da una darsena cinta da mura turrite e organizzata con due file di 12 scali coperti, posti frontalmente sui lati lunghi, con il precipuo scopo di ricoverare la flotta. Quest’area originaria corrisponde alla darsena oggi denominata Arsenale Vecchio. Nel corso del trecento si attuarono, anche in rapporto alle nuove funzioni produttive qui presenti, notevoli ampliamenti con l’aggregazione verso est di un nuovo bacino fortificato denominato Arsenale Nuovo e di una larga fascia di terreno a sud di questo denominata Campagna.

 

Un ulteriore ampliamento iniziato nel 1473, documentato nella veduta di Jacopo de Barbari dell’anno 1500 ancora incompleto, portò alla formazione dell’Arsenale Nuovissimo che, per una flotta di 70 galere, raddoppiava la precedente superficie del recinto. Alla metà del cinquecento (1569) venne scavato il Canale delle Galeazze come prosecuzione della darsena Vecchia con un nuovo tratto di mura affacciato a nord sulla laguna e allineato con quello dell’Arsenale Nuovissimo.

A parte interventi in punti localizzati, la configurazione così raggiunta rimase stabile fino alla fine della Repubblica e solo nel corso dell’ottocento fino al secondo conflitto mondiale vennero realizzate le trasformazioni radicali che hanno portato alla situazione attuale. Tra questi profondi cambiamenti va indicato come, per creare un unico bacino adeguato alle dimensioni raggiunte dalle imbarcazioni a motore, vennero demoliti gli squeri ed i volti tra la darsena nuova e nuovissima e venne aperta una nuova porta d’acqua. Si procedette poi all’interramento di un’enorme area a nord-est per la costruzione di giganteschi bacini di carenaggio. Venne costruita intorno agli specchi d’acqua una banchina pressoché continua che ha comportato la separazione dei volti d’acqua fino alla costruzione durante la seconda guerra mondiale di numerosi ed oggi ineliminabili rifugi antiaerei in cemento armato.

Attualmente l’Arsenale è di proprietà del Demanio Militare di conseguenza per visitarlo è necessario contattare con anticipo la Marina Militare e presentarsi all’appuntamento così fissato muniti di documento di identità.

Il giro interno all’Arsenale inizia dalla Porta di terra che affianca quella acquea sul Rio de l’Arsenal. L’ingresso acqueo era fiancheggiato fin dalle origini da due torri tra le quali era teso un ponte levatoio, le torri oggi visibili sono tuttavia risalenti al 1686 quando il varco venne allargato per il passaggio di navi di cresciute dimensioni. L’ingresso da terra è costituito dalla Porta Magna, un vero arco di trionfo, eretto sotto il dogato di Pasquale Malipiero seguendo il modello classico e l’arco dei Sergi di Pola. Esso costituisce il primo episodio architettonico compiuto nel nuovo linguaggio del Rinascimento a Venezia alla data del 1460. Sopra una forte trabeazione sostenuta da bellissime colonne binate in marmo greco con capitelli bizantini, all’interno di un’edicola sormontata da un timpano sta il Leone alato. In seguito alla vittoria navale sui Turchi a Lepanto del 1571, fu aggiunta l’iscrizione commemorativa di questo evento sul fregio e le vittorie alate sui pennacchi. Alla fine del ‘600 si costruiva innanzi alla Porta una terrazza con otto statue allegoriche. Colpiscono allineati sul campo i quattro leoni marmorei provenienti dai domini in Grecia.

Una volta oltrepassato l’ingresso, durante le operazioni di identificazione, si avrà modo di osservare nell’atrio il gruppo marmoreo della Madonna con Bambino firmata e datata da Jacopo Sansovino 1533. Immediatamente fuori dall’atrio ci si muove nell’ambito dell’Arsenale Vecchio le cui fabbriche sono state fortemente rimaneggiate negli ultimi due secoli. In uno degli edifici prospettanti a sinistra dell’ingresso ha sede la Biblioteca della Marina Militare mentre la fine dalla darsena Vecchia è segnata, da questo stesso lato, da una torretta neogotica.

Si attraversa quindi il ponte di legno che sta in prossimità della porta acquea per trovarsi a camminare sulla banchina che circonda la Grande darsena, realizzata nell’800 unificando quella dall’Arsenale Nuovo con quella dell’Arsenale Nuovissimo. La vista di questa vastissima superficie d’acqua, inimmaginabile dall’esterno del recinto, colpisce ed emoziona. Si supera un altro ponte, particolarmente interessante perché in ferro e girevole, posto sul Rio, detto delle Stoppare di collegamento tra darsena Nuova e Vecchia e si arriva così davanti agli edifici delle vele e del Bucintoro. Va ricordato che erano impiegate a filare, cucire e riparare le vele, già alla metà del 500, circa 50 donne. La tettoia del Bucintoro costituiva il ricovero dell’imbarcazione dogale guidata durante le cerimonie, come ad esempio lo sposalizio del mare durante la Festa della Sensa, da equipaggio costituito esclusivamente di lavoratori di questo luogo: gli Arsenalotti. A confronto con gli altri ricoveri dall’aspetto esclusivamente funzionale, quello del Bucintoro presenta un rivestimento in pietra d’Istria, evidenziato dal bugnato e con un enorme portale cinquecentesco decorato sull’attico dalla figura allegorica di Venezia-Giustizia.

 

Spostandosi più a nord ci si inoltra in un area di maggior interesse per la presenza di più dirette testimonianze dell’antica organizzazione del luogo.

In questo slargo è rimasto integro un tratto del muro settentrionale dell’Arsenale trecentesco del quale sono visibili le merlature e una lunghissima scala con gradini in blocchi monolitici di pietra sporgenti a mensola dal muro stesso. Questa lunga rampa porta alla Torre della Campanella, posizionata all’angolo del recinto trecentesco e poi inglobata nelle successive espansioni. Su questa torre, crollata e ricostruita nel 1936 sulla base delle stampe settecentesche, stava la campana che dava inizio e fine al lavoro degli Arsenalotti. Suonava due volte al giorno alla mattina e nel primo pomeriggio per chiamare gli artigiani disponibili a lavorare a giornata mentre la mezza giornata era scandita da distribuzioni di vino ai lavoratori. Da questo piazzale è ancora possibile entrare da retro degli scali acquatici prospicienti sulla darsena Vecchia. Si può qui immaginare come doveva essere l’Antico Arsenale organizzato in serie di costruzioni simili a queste le cui misure sono determinate da quelle delle galere grosse: lunghe 40 m e larghe 5 m. Gli scali sono quindi di lunghezza poco maggiore allo scafo della nave e di larghezza tripla per ospitarne contemporaneamente due con un corridoio di mezzo. Il terreno degli scali è inclinato per consentire di tirare in secco le imbarcazioni mentre lateralmente si elevano per parecchi metri possenti setti murari in mattoni che sorreggono l’orditura lignea della copertura costituita da una fitta sequenza di capriate.

 

Dagli scali acquatici si può passare alla banchina sulla quale si affaccia l’edificio degli Squadratori. Questa grande costruzione, realizzata nella prima metà del ‘700 da Giovanni Scalfarotto, è stata accorciata nel 1860 passando da 13 a 9 grandi arcate che caratterizzano la facciata. Originariamente poi questo edificio era lambito direttamente dall’acqua del cosiddetto “Lago del Legname” sul quale appunto fluttuavano i legni successivamente fatti essiccare e tagliati, “squadrati”, all’interno dell’enorme spazio. La trasformazione di questa parte alla metà dell’800 trova motivo nella costruzione di due scali scoperti in pietra d’Istria. Su uno di questi enormi scivoli bianchi è stato oggi portato l’interessantissimo sommergibile “Dandolo”. 

 

Dopo un ultimo sguardo al Rio delle Galeazze ed al grande arco che fora il muro verso nord, ci si può affacciare nuovamente sulla grande darsena. Osservando il perimetro del bacino, si notano a destra, sul lato settentrionale i capannoni della Nuovissima Grande risalenti nell’impianto al XVI secolo ma molto trasformati ai primi del 900 quando dietro a questo allineamento è stato creato l’enorme interramento di cui si è precedentemente parlato. A segnare l’inizio della Porta Acquea verso la Laguna sta la massiccia torre di Porta Nuova del 1810 oltre la quale si intravedevano le due torrette neogotiche ed in lontananza il profilo dell’Isola della Certosa. Il lato nord della darsena è oggi sede di attività che operano nell’ambito della costruzione e riparazione delle imbarcazioni ma presto in alcuni di questi edifici, da poco restaurati, si trasferirà anche la sede veneziana del C.N.R.

Il lato est del bacino, che si trova esattamente di fronte a questo punto di osservazione, è chiuso, a lato della porta acquea, dai bellissimi cantieri acquatici delle Gaggiandre costruiti nel 1568-73 su progetto di Jacopo Sansovino. Questi “squeri all’acqua” fanno parte di un reparto concepito all’indomani della battaglia di Lepanto per ospitarvi una flotta di galere sempre pronta a salpare. I setti murari su cui si appoggia la complessa orditura delle capriate lignee del tetto sono ritmati da grandi arcate che si scaricano su colonne in pietra d’Istria.

Sempre guardando oltre la Darsena, colpisce l’enorme struttura della gru idraulica costruita nell’800 mentre è possibile vedere oltre il recinto di quella parte del complesso il profilo della cupola e la sommità del campanile di San Pietro di Castello.

Continuando l’esplorazione, si può entrare in uno dei volti che stanno sul retro dell’edificio degli Squadratori dove è stata recentemente ricoverata una “motozattera” cioè un mezzo da sbarco, utilizzabile in prossimità di bassi fondali, sulla quale è possibile salire per una divertente esperienza.

Da qui si torna al ponte girevole, precedentemente attraversato, per portarsi sul Piazzale Vittorio Emanuele sul quale si affacciano le Officine Remi e le antichissime Fonderie risalenti al 1390 e dal quale inizia lo Stradale di Campagna. Percorrendo questa lunga via che organizza l’Arsenale di terra, è ancora possibile vedere lo specchio acqueo del bacino attraverso altre due grandi tettoie acquatiche del 1457. Gli edifici laterali appaiono per il resto molto rimaneggiati in tempi recenti ma alla fine del percorso si incontra un portale monumentale in pietra di fine 500: l’ingresso al reparto artiglieria. Va chiarito, infatti, che l’Arsenale sin dalla fine del 300 è divenuto il centro del controllo militare della Serenissima costituendosi quindi come una vera e propria macchina da guerra, sede oltre che della produzione navale di quella di armi. Lo Stradale di Campagna era frequentato da un gran numero di artigiani quali: fabbri, balestrieri, costruttori di scudi, maestri d’armi vari, fabbricanti di corazze, raffinatori di salnitro, fabbricanti di polveri, fonditori di artiglieria, di bombarde e carrai.

 

Varcando il portale dell’artiglieria si potrebbe, dopo aver visitato gli edifici di questo reparto, giungere nuovamente alla darsena grande in prossimità delle Gaggiandre ma questa zona del complesso è attualmente ceduta dalle Forze Armate alla Biennale di Venezia che la utilizza sia per le esposizioni della Biennale Arti Visive, sia per gli spettacoli della Biennale Danza, Musica, Teatro con accesso separato previo pagamento di biglietto. Così la straordinaria fabbrica delle Corderie è stata animata negli ultimi decenni da molte mostre temporanee.

Le Corderie avevano sin dalle origini accessi di terra e d’acqua indipendenti dal resto dell’Arsenale. Funzionalmente questo luogo, denominato “la Tana” era il centro di immagazzinamento della canapa grezza e di produzione, attraverso la lavorazione completa di questa fibra, delle gomene delle navi e di corde di ogni tipo fino alle funicelle delle balestre da combattimento. L’edificio attuale colpisce per le dimensioni che arrivano ad oltre 300 metri di lunghezza e per la monumentalità dell’interno. E’ stato costruito da Antonio Da Ponte nel 1579-91 in sostituzione di un precedente edificio testimoniato dalla veduta di Jacopo de Barbari. L’organizzazione dello spazio si suddivide in due zone: quella della lavorazione al piano d’ingresso e quella dell’immagazzinaggio sui soppalchi che sormontano le bande laterali.

Le immediate vicinanze dell’Arsenale riservano ancora interessanti spunti; una volta usciti dalla Porta Magna è possibile raggiungere la Chiesa di San Martin, parrocchia degli Arsenalotti, e, seguendo il muro di recinzione del complesso, raggiungere il Campo delle Gorne. Le costruzioni di questa zona non potevano guardare oltre le mura merlate, per questo motivo, sono ancor oggi non molto elevate. Sopra alla porta d’ingresso dell’attuale N. 2446 di Castello, in campo delle Gorne, una piccola lapide reca incisa la scritta: “N. 47 CAPPO M.RO ALLE SEGHE”. Si tratta dell’antica abitazione destinata al Proto dei Segatori, un artigiano che aveva raggiunto una posizione di rilievo nell’ambito dell’arte dei segatori attiva all’Arsenale. L’uso di un’abitazione, che rimaneva di proprietà di San Marco cioè dello Stato, faceva parte del contratto tra lo Stato stesso ed artigiani specializzati che lavoravano all’Arsenale. Di conseguenza vennero costruite dalla Serenissima numerose abitazioni per le maestranze attive, mentre si provvedeva a dare accoglienza negli ospizi a chi, raggiunta la vecchiaia, non poteva più lavorare o far parte dell’equipaggio delle navi. Anche in Campo dell’Arsenale e Fondamenta dell’Arsenale fino al Campo della Tana sono riscontrabili altre testimonianze di questo tipo.

 

Per concludere la visita si può seguire una parte del perimetro esterno dell’Arsenale percorrendo con una piccola imbarcazione i canali che lambiscono le mura merlate. Partendo dal Rio della Tana, si potrà notare come un lungo tratto di questo edificio prospetti direttamente sull’acqua. Dal canale sono visibili la Torre di mezzo e la Torre di Santi Pietro e Paolo che fa angolo con il Rio delle Vergini. Il nome di questo Rio deriva dall’antico convento femminile che era insediato in un’isola completamente separata dall’Arsenale e che, in seguito all’interramento ottocentesco del Rio della Guerra, è stata inglobata all’area militare. Il fastigio gotico della Chiesa del convento, demolita nel 1875, è stato inserito nelle mura che caratterizzano questa parte del recinto. Alla fine del Rio delle Vergini si sbuca sul larghissimo Canale di S. Pietro di Castello quasi di fronte alla Chiesa omonima con il bel campo alberato e, da qui, si può ancora seguire il muro dell’Arsenale fino alla Porta Nuova riconoscibile per le due torrette neogotiche che la inquadrano. Si raggiunge infine il Canale delle Navi e ci si sposta nella laguna nord per immettersi nel Canale delle Fondamenta Nuove. Lungo questo ultimo tratto si scorgeranno progressivamente le mura dell’Arsenale Nuovissimo emergenti dalla vegetazione dietro le “casermette dei sommergibilisti” fino a coincidere più oltre con il limite stesso della città in una efficace immagine dell’antica potenza della Repubblica.